sindacato
Squinzi: per i giovani si è fatto troppo poco
Milano, 19 nov. (Labitalia) - Per i giovani "si è fatto troppo poco come Paese e il doloroso segno di questo arretramento è una diaspora dei migliori e dei più competitivi, che lasciano un Paese avaro, che non sa trattenerli". È quanto ha affermato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenuto questa mattina a Milano alla 22ma giornata nazionale 'Orientagiovani' di fronte a una platea di giovani studenti. Squinzi ha spiegato che il discorso si riferisce a tutte quelle persone, cervelli, capitale sociale che è "l'unico di cui dispone una nazione come la nostra, povera di materie prime". Negli ultimi mesi, ha aggiunto, "proprio per tentare di rimediare, Confindustria ha moltiplicato sforzi e iniziative, promuovendo una intensa attività di sensibilizzazione che ha trovato grande riscontro". "Ogni giorno -ha sottolineato Squinzi- siamo impegnati per fare in modo che l'impegno e la capacità delle tante imprese italiane, che al di là di quello che emerge nelle statistiche stanno già da tempo costruendo la propria competitività sui mercati internazionali, diventi un approccio comune e condiviso". Secondo Squinzi, è inconcepibile "una politica industriale se non strettamente connessa a una politica dell'educazione in senso lato". "I nuovi protagonisti dell'economia -ha aggiunto- su questo poggiano le loro scelte, forti d'investimenti e di una forte e costante volontà politica ad investire sui giovani". "Così, non solo gli atenei del mondo tendono a strapparci i giovani migliori, ma producono -secondo il presidente di Confindustria- nuove leve di ingegneri, fisici, chimici ed economisti, tutti nativi digitali, che contribuiranno ad un ulteriore salto di qualità di quelle economie. Una trasformazione -ha concluso- che fa impressione per la portata e per le conseguenze che avrà in futuro sulla geopolitica mondiale". Per dare un futuro ai giovani "abbiamo bisogno di un nuovo progetto paese che è sicuramente alla nostra portata", ha detto ancora. Secondo Squinzi, per fare questo non sono necessarie "grandi fughe in avanti ma programmi concreti e misurabili, in un arco di tempo realistico, con quella creatività che ci fa riconoscere e apprezzare nel mondo, che può rigenerare l'esistente e costruire un nuovo futuro". "Tutto questo è la grande sfida e il testimone che voi dovrete raccogliere negli anni a venire", ha aggiunto il presidente di Confindustria, rivolgendosi alla platea di giovani.