Così no
Rete 4, da Mario Giordano a Gerardo Greco: un grosso guaio, share ko e programmi flosci
Che cosa è successo alla povera Retequattro? È successo che, come in quegli deprecabili casi in cui la cura ammazza il paziente, inoculare seriosità per guarire dalla popolanità che ne fece la fortuna, ha innescato la reazione chimica della noia. Un flop senza pietà, certificato da percentuali di gradimento negativamente bulgare. I programmi del momento che compaiono sull’homepage del sito di Retequattro sono cinque: W l’Italia, oggi e domani, Stasera Italia, Quarta Repubblica, Quarto Grado, Fuori dal coro. Togliendo Quarto Grado, che di nuovo non ha niente - nato nel 2010 con la conduzione di Salvo Sottile a cui è poi succeduto nel 2014 Gianluigi Nuzzi - gli altri barcollano malamente. Come succedeva nel film Il curioso caso di Benjamin Button (diretto nel 2008 da David Fincher), in cui il bambino nasceva vecchio, la nuova stagione della più piccola delle reti Mediaset è venuta alla luce già da pensione: artritica, un po’ cecata e pure sorda. Leggi anche: Sgarbi insulta Giordano, delirio senza pari in diretta tv LE ASPETTATIVE Sebastiano Lombardi, direttore della rete, l’aveva venduta così: «Una rete non politica né cerebrale ma emozionante, coinvolgente, appassionante e piena di colori che utilizzerà lo stesso linguaggio per esplorare mondi diversi, dalla cronaca nera, alla politica, all’economia». Ad aiutare ci sarebbe stata anche la nuova veste grafica: solo un cerchio arancione che contiene il numero 4 e soprattutto, una campagna promozionale che già prefigurava il livello di eccitazione che si ci sarebbe potuto aspettare: «Ci vediamo sulla nuova Retequattro», dicevano, smaglianti, una volta la Palombelli, un’altra volta Greco, un’altra ancora Chiambretti. «Mediaset riposiziona radicalmente una storica rete generalista. Un atto di coraggio, una scelta controcorrente. Sarà una nuova Retequattro con un nuovo tg, una nuova conduzione nell’Access prime time (la fascia oraria che va dalla fine del telegiornale della sera all’inizio della prima serata, ndr), e cinque prime serate a settimana con produzioni originali. La nuova Retequattro sarà costantemente accesa sulla realtà e si rivolgerà a un pubblico informato, esigente, consapevole». Il fatto è che la nuova Retequattro non va affatto controcorrente, anzi. Non funziona perché ha tradito il suo popolo, che come fede aveva Emilio Fede, ed è un popolo che non è morto, al contrario è rimasto orfano e ovviamente non può essere sostituito dal pubblico degli altri, per esempio La7, che non ne ha motivo di migrare. La nuova Retequattro ha finito con l’essere la brutta copia dei suoi avversari: per esempio, Gerardo Greco promette che il suo talk show sarà «un reality emozionale», e già capisci che il concetto di talk show gli è poco chiaro, per poi inaugurare la stagione del “noiality”, un format pesante, decisamente abbandonabile in uno spazio occupato in abbondanza. Non è una genialata, fare la rivoluzione per omologarsi. E infatti gli ascolti sono punitivi: già il 26 settembre scorso Affari Italiani.it scriveva: «Giordano naufraga con la Costamagna, nuovo flop di Rete4. Dopo Quarta Repubblica e W l’Italia, anche Fuori dal coro non decolla. Altra delusione per la gestione Greco», e gli share confermano. Una settimana fa, giovedì scorso, 11 ottobre. Guardiamo l'Access Prime Time: Stasera Italia, il programma di Palombelli, registrava il 5,1% degli ascolti, Otto e mezzo ne faceva 8,5%. Il giorno prima, il 10 ottobre, facevano il 4,8% contro il 7,6%, il giorno prima ancora, registravano il 5,1 contro l’8,4 di Gruber. Praticamente “doppiata” da Gruber e costantemente superata da Non ho l’età, programma di Rai 3 che racconta gli innamoramenti degli ultrasettantenni (indice che alla tv, ormai, tocca essere gerontofila), Palombelli non decolla. E nel preserale, Mario Giordano in Fuori dal Coro, insieme con l’ospite fissa Luisella Costamagna, raccoglie circa il 3,5%, ogni tanto cala al 2,9 poi rimbalza al 3,7%. In prima serata, il giovedì la sfida è W l'Italia, che totalizza il 4.2% di share, contro PiazzaPulita di Corrado Formigli, che ha registrato il 6%. Rimane Quarto grado che, mettiamola così, è come una canzone folk secondo i fratelli Cohen, «non è mai stata nuova e non invecchia mai»: supera l’8%. E il lunedì, con Quarta Repubblica di Nicola Porro, che è sempre bravo, raggiunge il 5% di share, penalizzato tuttavia da un format molto vicino a Di Martedì di Giovanni Floris. I telegiornali della sera danno lo stesso, penosissimo, schema. Prendiamo martedì 16: se il Tg1 vince (lo fa sempre) con il 23,4 %, cui segue il Tg5 con il 19,1%, il TgLa7 raggiunge il 6,6 e il Tg4 diretto da Greco è il fanalino, con il 4,6. IL CONFRONTO Insomma, gli ascolti tv e i dati Auditel non premiano il nuovo corso di Retequattro. Voleva liberarsi dal “fardello populista” e mettersi gli abiti fighetti di La7, ma non ha tenuto conto della realtà più prevedibile: quei vestiti li ha già addosso La7, la quale infatti registra il miglior inizio di stagione degli ultimi sette anni. Povera Retequattro: di assi nella manica le rimane solo Chiambretti, che sta per arrivare, chissà se basterà. di Costanza Cavalli