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Alessandro Di Battista si umilia da solo: "Prima della politica ho lavorato qualche mese". Allora ha ragione Silvio Berlusconi

Andrea Tempestini

Leggo a mia moglie Betta un articolo sul web: «C’è poca presenza di donne nel Movimento 5 Stelle, nonostante i pentastellati siano sempre stati attenti alle quote rosa nel rispetto della donna. E ora per le elezione sia Di Maio sia Di Battista corrono ai ripari».  Non riesco nemmeno a finire la frase che Betta mi salta in testa: «Rispetto della donna da Di Battista? Col cavolo!». Leggi anche: Trionfo della D'Urso, converte Di Battista: la frase che fa godere Mediaset Che ha fatto? «Che ha detto! Ho visto l’intervista che ha rilasciato domenica scorsa a Barbara d’Urso e ho sentito che considerazione ha della donna e sopratutto della sua compagna, che oltretutto gli ha dato un figlio da poco. Intanto ha sottolineato che i pacchettini regalo che aveva portato alla d’Urso con la carta fatta su bene erano un lavoro della sua compagna (lavoro da donne, mica da maschione come lui). Poi, quando Barbara gli ha chiesto se lui e Sara avessero deciso di sposarsi, ha risposto al singolare: “Ci sto pensando”, già perché la donna non ci deve neanche pensare, è già sì per lei, non sogna altro, mentre l’uomo ci pensa, prende tempo, fa il furbo, ammiccando anche con un mezzo sorrisetto svogliato e insieme di sufficienza come ha fatto lui in tv. Detto da lui, poi, con quella faccina da Ercolino sempre in piedi che sembra uscito da un formaggino Galbani».  Vado a vedere su Mediaset on demand l’intervista della d’Urso a Di Battista. «Vi sposate?», chiede la d'Uso. E lui davvero risponde: «Ci sto pensando». Barbara, esperta di interviste, ricerca la notizia e torna alla carica: «Ma vi sposerete prima o poi?». E lui, non pago, risponde sempre al singolare: «Diciamo che ci sto pensando» già, perché dipende solo da lui. L’uomo è farfallone, restio ad accasarsi, la donna invece si vuole sistemare. Strano che un Di Battista che si dice moderno («Siamo nel 2018») ogni piè sospinto non sappia che oggi il 44 per cento dei millennials (ossia i nati tra il 1985 e il 2005) crede che il matrimonio sia un’istituzione obsoleta e che le donne non considerano più il matrimonio come una soluzione ai loro problemi, ma a volte (ed è la cronaca a dircelo) una fonte di grane. Ma c’è un altro passaggio dell’intervista a Di Battista che mi colpisce ancora di più: in risposta a Berlusconi che aveva chiesto alla d’Urso di chiedere ai Cinquestelle che lavoro facessero prima di diventare parlamentari, seccato Di Battista (che, però, non si presenterà alle prossime elezioni) ha risposto con tono di sufficienza: «Io anche facevo un mestiere: mi occupavo con la cooperazione internazionale di progetti di solidarietà in Congo e in Guatemala». Bravissimo, impegnato, viaggiatore, solidale, cooperante, perfino chic, ma poi scappa la frasina di troppo che fa implodere il castello di parole: «L’ho fatto per diversi mesi». Come diversi mesi? Di Battista è del 1978, compirà 40 anni il 4 agosto, s’è laureato al Dams circa a 25, e da 5 è parlamentare. Che ha fatto in quei dieci anni di buco oltre a “lavorare qualche mese come cooperante”? Tornando al matrimonio mi viene in mente una battuta di Achille Campanile: “Le donne vogliono un marito che sia un genio. Quando l’hanno sposato vogliono che sia un babbeo”. Chi ben inizia è a metà dell’opera. di Roberto Alessi