Virus

Nicola Porro, la tele-profezia: "Rischia di chiudere i battenti se non...", l'oscuro presagio del big

Alessandra Menzani

Vittorio Feltri, nella sua rubrica domenicale in cui parla di televisione su Il Giornale, tesse le lodi di Nicola Porro, conduttore di Virus, ma azzarda anche una tele-profezia. "Non mi perdo mai una puntata di Virus e non so perché", scrive Feltri, "forse perché spero di assistere a un flop, ciò che mi consentirebbe di sfottere Nicola da qui all'eternità; o forse perché spero che si tratti di un trionfo e, da ultimo, perché mi interessano le bischerate attorno alle quali si sviluppa la trasmissione".  "Debbo ammettere che Porro è sagace e usa la telecamera con la stessa disinvoltura con cui io adopero l' accendino per avviare l' ennesima sigaretta", continua il giornalista, "segno che egli non è un abusivo della tv, ma un giornalista completo capace di maneggiare sia la penna sia il microfono. In altre parole, è bravo. Ed è proprio questo che mi preoccupa". Ed ecco il presagio: "Non vorrei che la sua conclamata abilità si trasformasse agli occhi dei dirigenti della Rai, notoriamente coperti da fette di salame, in un difetto tale da rendere Nicola indesiderato, cioè inadatto a guidare un programma dedicato all' attualità politica e affini. Poni il caso che Porro non abbia dimostrato una netta attitudine a leccare il didietro ai politici più influenti in questo momento. Per lui sarebbe un guaio, dato che viale Mazzini è indipendente da tutto e da tutti tranne che dai padroni del vapore. I quali - di sinistra, di destra o di centro - sono accomunati dalla medesima indole: quella di promuovere chi li loda e li imbroda e di bocciare chi, invece, ne mette in luce le pecche".   In poche parole, Porro non sarebbe abbastanza ruffiano. E in Rai questa è una pecca. "Nicola non ha ancora deciso da che parte stare, se coi progressisti o coi conservatori, e va avanti ubbidendo al proprio istinto di giornalista un po' narciso, fottendosene altamente di compiacere questo o quel leader o sottoleader di partito. Questo non gli giova, nel senso che non è utile a garantirgli lunga e felice vita nell' ex monopolio". Insomma, "qualche bacetto al presidente del Consiglio lo deve mandare, sia pure per interposta persona". "Per concludere", sentenzia Feltri, "è opportuno che Nicola non si comporti come se fosse il primo della classe; se i capi si accorgessero che lo è davvero, lo butterebbero fuori a calci nel sedere. Auguri, amico mio".