Storie

Il pianto disperato e la scelta che gli cambia la vita: Mazzoli dello "Zoo di 105", cosa gli è successo

Andrea Tempestini

Sognava l’America Marco Mazzoli quando, appena adolescente, venne strappato ai fasti di Los Angeles e piantato nel bel mezzo della Brianza. A Nulla-land, dove le vacche sono più delle persone. Marco pianse e protestò. Ancora non poteva sapere che quel trasferimento da pazzi sarebbe stato preludio di un successo senza pari. Fu lì, tra biciclette e peluche camuffati da bambole gonfiabili, che a Mazzoli, oggi annoverato tra i dj più controversi d’Italia, venne insegnato l’amore per la radio. Luca, paziente compagno dagli occhiali spessi, tramandò a Mazzoli tutto il suo sapere di ragazzino, inculcando nella mente di Marco un sogno complesso. Doveva diventare grande Mazzoli. Farla vedere a tutti. Prendersi la propria rivincita sull’istituzione scolastica, stracciando l’etichetta di asino che questa gli aveva cucito addosso. Doveva diventare un altro Claudio Cecchetto. Qualcuno di cui la radio non avrebbe potuto fare a meno. Era disposto a tutto pur di arrivare laddove aveva deciso. La Millecanali divenne una Bibbia, il telefono lo strumento attraverso il quale procurarsi appuntamenti. Mazzoli, anni prima di inventare lo Zoo di 105, passò di radio in radio, guadagnandosi il rispetto dei grandi e l’amore di groupies dai vestiti succinti. Non fu semplice inventarsi dj: Mazzoli, che oggi è l’uomo più seguito della radiofonia italiana, incappò spesso negli errori dell’età. Quegli errori che, nei suoi vent’anni, lo portarono a giocarsi la carriera per un pene, la stima di Cecchetto per un brufolo, la vita per una Porche, l’amore per una notte brava. Mazzoli, fino ai primi anni Duemila, prese porte in faccia e calci nel didietro. Fu lo Zoo, sua croce e diletto, a salvarlo, quadruplicando con il suo parlare scurrile gli ascolti di Radio 105 e regalandogli una popolarità di cui, oggi, dà conto in un film. On Air – Storia di un Successo uscirà nelle sale italiane giovedì 31 marzo, portando al cinema il ritratto inedito dell’uomo che ha creato lo Zoo di 105. Realizzato come il più originale dei documentari, il film si riduce ad essere l’autocelebrazione di Mazzoli, che nella pellicola interpreta se stesso. «Vorrei che i ragazzi capissero che la determinazione può tutto», racconta la voce di 105, nel tentativo (un po’ goffo) di giustificare la trasposizione in immagini della propria autobiografia, Radiografia di un Dj che non piace. Il libro, che per Bur Rizzoli vide la luce nel 2011, sostanzia la trama e le regala ragion d’essere. Nella pellicola, diretta dal cugino e co-autore Davide Simon Mazzoli, la biografia è il pretesto grazie al quale Marco ripercorre la propria vita. In un gigantesco flashback cui partecipano, tra gli altri, Katy Saunders, Chiara Francini, Ricky Tognazzi e Giancarlo Giannini. Il tutto, dopo qualche ora di aneddotica varia, si conclude con l’affermazione, a livello nazionale, dello Zoo di 105 e della sua anima irriverente. O almeno questo è quanto crede lo spettatore. Il film, che in sala può godere del proprio happy ending, avrà seguito in tribunale. Si dice, infatti, che la produzione della pellicola distribuita da Medusa abbia dimenticato di pagare circa cinquanta persone, tra tecnici e attori. In tredici, hanno chiesto l’aiuto di un avvocato. di Federica Milani