Ultras
Terrore Totti e De Rossi, minacciati: "Ti veniamo a prendere sotto casa...". Gli sputi, le bombe, le spranghe...
I giocatori della Roma sono stati messi sotto un clima di intimidazione da parte di una frangia degli ultras giallorossi dopo una serie di "molteplici condotte criminose, dirette a creare disordini e a turbare lo svolgimento delle partite". Lo spaccato che emerge dai verbali della Procura di Roma sulle deposizioni di alcuni calciatori del club romanista come il capitano Francesco Totti e Daniele De Rossi raccontano di uno scenario inquietante dietro il tifo organizzato nella capitale che ha avuto come punto più basso la gara di Europa league del 15 marzo scorso contro la Fiorentina all'Olimpico, persa dalla Roma che fu così eliminata dalla coppa. Come scrive il Tempo, Totti ha raccontato ai magistrati i momenti tesissimi alla fine della partita: "Io e altri miei compagni di squadra ci siamo recati sotto il settore della curva sud dove i tifosi avevano reclamato a gran voce la nostra presenza con ripetuti cori. Durante questo confronto - racconta Totti - siamo stati insultati e fatto oggetto di sputi, lancio d'accendini e bottigliette di plastica". L'indagine - La procura di Roma sta indagando i tre ultras giallorossi Roberto Calfapietra, Manuel Monteleone e Pietro Ciaramitaro del gruppo "Padroni di casa", ritenuto vicino a Casapound, sospettati di aver fomentato quella rivolta. Secondo i pm: "gli indagati possono considerarsi i manovratori della curva sud in grado di decidere quando dare inizio e quando porre fine alle attività violente e intimidatorie". Quel gesto visto da tutti in tv che rappresentava solo l'ultimo passaggio di una serie di episodi criminali, come le intimidazioni fatte alla squadra anche a Trigoria, il centro di allenamento della Roma. C'è poi il pericolo sventato il giorno del derby contro la Lazio dello scorso 11 gennaio, quando gli agenti della Digos hanno scoperto un arsenale di bombe molotov, coltellacci, mazze e spranghe nascoste in una utilitaria vicino largo Maresciallo Diaz, punto di ritrovo storico dei tifosi romanisti. Gli inizi - Le minacce vere sono cominciate lo scorso 8 marzo, dopo lo 0-0 contro il Chievo: "Un nutrito gruppo di tifosi ultras è entrato all'interno del Centro sportivo di Trigoria - si legge negli atti giudiziari - affrontando con tono deciso alcuni giocatori e rappresentanti della società". In quell'occasione anche il portiere Morgan De Sanctis era rimasto terrorizzato dalle parole degli ultras e ha assicurato ai magistrati di: "non aver alcun dubbio circa la fermezza dei loro propositi, circa l'attuazione di una contestazione da porre in essere nei confronti della squadra". E poco dopo, alla vigilia della partita contro la Fiorentina, una delegazione di tifosi aveva incontrato parte della squadra per minacciare uno sciopero del tifo nel caso in cui non fossero arrivati risultati soddisfacenti. Le maglie - Daniele De Rossi si è reso conto di avere la maglia piena di sputi solo una volta rientrato negli spogliatoi, alla fine della sconfitta contro la Fiorentina. Lui con gli altri "senatori" della squdra erano d'accordo per provare a calmare gli animi della tifoseria, andandoci a parlare, ma senza cedere ad alcun tipo di richiesta di togliere la maglia. "Ti veniamo a prendere sotto casa" hanno gridato i tifosi a De Rossi che ha implorato: "Vi prego, sotto casa no". Dagli spalti volava di tutto addosso ai giocatori, lo stesso Pjanic dice di esser stato colpito da un accendino. Stessa sorte per Iturbe: "Nell'occasione ci sono arrivate dagli spalti monetine e una bottiglia d'acqua che non mi hanno colpito e un tifoso che era a cavalcioni sulla cancellata mi ha chiesto di dargli la maglia".