Come la Kyenge
Gianfranco Fini difende lo ius soli: massacrato sui social
Gianfranco Fini sui social ha bacchettato la destra per non aver votato la legge sullo ius soli. La reazione rabbiosa del popolo del web non si è fatta attendere e l'ex presidente della Camera è stato coperto di parolacce e insulti. "L’Italia non è solo degli italiani, ma anche di chi vi nasce e ci vive e la ama, anche se non è la terra dei padri. La destra avrebbe dovuto votare lo Ius soli. Alleanza Nazionale lo sosteneva da anni". Così si è espresso Fini su Facebook e Twitter, cercando di porre al il tema come proprio della destra. Ma quell'area non si riconosce più nell'ex leader di An. Il percorso - La base, per lo più, ha vissuto come un tradimento il tentativo di Fini di smarcarsi da Berlusconi e formare una destra sociale di tipo europeo, che poneva il problema della cittadinanza di chi nasce in Italia come punto qualificante. Già da presidente della Camera nel 2009, Fini aveva provato ad accelerare i tempi per portare in aula una legge bipartisan sullo ius soli, osteggiato dalla allora sua maggioranza di centro destra, in particolare dalla Lega. Trovò invece un'asse col Pd e con Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica, convinto sostenitore dello ius soli. Il tema fu portato avanti anche dopo la rottura con Berlusconi nel nuovo partito Fli e nel Terzo polo. La reazione - Ora Fini manifesta il suo apprezzamento per l'approdo dello Ius soli in parlamento, e parla alla destra, di cui si sente ancora rappresentante, di occasione perduta. Le critiche sui social sono spietate: c'è chi lo apostrofa come traditore, chi gli dice: "Non ti riconosco più" e poi una valanga di insulti. L'ex presidente della Camera viene anche accostato a Cécile Kyenge, già ministro del governo Letta, che dello ius soli ha fatto la ragione della sua vita politica. Fini come la Kyenge, dunque, almeno per il popolo di destra, che nel fu leader di Fli non riesce più a riconoscersi, per nulla (e da molto tempo).