Conversioni

Marco Travaglio direttore si trasforma in agnellino: scrive l'elogio di Sergio Mattarella

Andrea Tempestini

Bastava farlo direttore per trasformarlo in un agnellino. Nel suo primo editoriale dopo aver preso il posto di Antonio Padellaro al vertice del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio cambia linea, immediatamente. O almeno cambia attitudine. Addio al veleno sempre e comunque. Addio agli attacchi sferzanti contro tutti e tutto. Già, perché il suo primo fondo da direttorissimo del Fatto è un sostanziale elogio al neo-inquilino del Colle, Sergio Mattarella. Il titolo è chiaro: "Il Re è morto, viva l'arbitro". Il Re è Giorgio Napolitano, che non è "morto" ma ha abdicato dal Quirinale, mentre l'arbitro è Mattarella, che "arbitro" si è definito nel suo discorso di insediamento. E basta questo (o basta la nomina a direttore?) a trasformare Travaglio da implacabile giustiziere in impeccabile terzista, neppure fosse il neo-direttore del Corriere della Sera. Infatti scrive: "Se i presidenti si giudicassero dai discorsi, Sergio Mattarella sarebbe un presidente perfetto". E ancora: "E' tutta musica per le nostre orecchie, sempreché alle parole seguano i fatti". Dunque da vero "terzista" spiega che "Mattarella - come tutti, almeno per noi - verrà giudicato dai fatti". E infine, riferendosi agli applausi dell'aula durante il discorso di Sergiuzzo, Travaglio aggiunge parlando dei parlamentari: "Che avevano, costoro, da applaudire un personaggio e un discorso che sono la negazione delle loro biografie? Speravano, come due anni fa, di potersi nascondere un altro po' dietro la bella faccia di un Presidente che contano diventi anche lui il santo patrono della Casta e di tutte le sue vergogne. Speriamo che li smentisca e li deluda presto". La conversione è completata...