L'oncologo

Umberto Veronesi: "Il cancro dimostra che Dio non esiste"

Andrea Tempestini

Umberto Veronesi torna a far parlare di sé. E torna a far discutere. Il direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia, nel libro Il mestiere di uomo (Einaudi, in uscita martedì 18 novembre), spiega come nel corso della sua vita sia maturato il suo agnosticismo. Parte degli estratti del libro sono stati anticipati da Repubblica. Dopo il racconto dell'infanzia da "inappuntabile chierichetto e paggetto", dopo aver parlato del rapporto con il padre, l'oncologo spiega come è arrivato a maturare certe convinzioni. In uno degli estratti si legge: "La scelta di fare il medico è profondamente legata in me alla ricerca dell’origine di quel male che il concetto di Dio non poteva spiegare. Da principio volevo fare lo psichiatra per capire in quale punto della mente nascesse la follia gratuita che poteva causare gli orrori di cui ero stato testimone. Avvicinandomi alla medicina, però, incappai in un male ancora più inspiegabile della guerra, il cancro". Il pensiero - Veronesi spiega che, come per tutti i medici impegnati nella lotta contro i tumori, il dolore non è più qualcosa che sfugge, qualcosa di intangibile, ma assume forme e contorni ben definiti. E, spiega, è proprio a quel punto che "diventa molto difficile identificarlo (il cancro, ndr) come una manifestazione del volere di Dio. Ho pensato spesso che il chirurgo, e soprattutto il chirurgo oncologo, abbia in effetti un rapporto speciale con il male. Il bisturi che affonda nel corpo di un uomo o di una donna lo ritiene lontano dalla metafisica del dolore. In sala operatoria, quando il paziente si addormenta, è a te che affida la sua vita. L’ultimo sguardo di paura o di fiducia è per te. E tu, chirurgo, non puoi pensare che un angelo custode guidi la tua mano quando incidi e inizi l’operazione, quando in pochi istanti devo decidere cosa fare, quando asportare, come fermare un’emorragia.”