Il caso
Selvaggia Lucarelli: basta con il razzismo contro i grassi, conta più il curriculum del girovita
Fortuna che i grassi hanno i piedi ben piantati a terra, perché per loro tira davvero una brutta aria. Non ci siamo ancora ripresi dallo shock per il bambino di Napoli seviziato brutalmente perché grasso, che rimbalza sui giornali un'altra storia in cui i chili in più sono la causa scatenante della polemica: il ministro belga della salute, Maggie De Block è stata duramente criticata perché è un ministro della salute obeso, e quindi, poco credibile. Chissà a questo punto cosa direbbero in Belgio, in fatto di credibilità, se sapessero che da noi Sandro Bondi è stato ministro della cultura, ma questa è un’altra storia. Qui il punto è che c’è una donna - al di là di ogni ragionevole dubbio sopra il quintale - la cui credibilità certificata da uno specchio conta più delle capacità certificate da un curriculum. La De Block non è solo un medico con laurea da 110 e lode, ma è anche e soprattutto 110 chili senza lode e con un bel po’ di infamia, a quanto pare. Non è solo un politico affermato, è anche una donna affamata. Troppo, per l’opinione pubblica belga. Che probabilmente, dovrebbe domandarsi seriamente se essere grassi sia davvero una scelta. Come se le cause dell’obesità non fossero molto spesso qualcosa di molto lontano da uno stile di vita sconsiderato o da una golosità dissennata. Si può essere grassi per ragioni endocrine, farmacologiche, metaboliche. Perché si soffre di disturbi alimentari, perché nella lotteria genetica hai pescato il biglietto «culone». E sì, d’accordo. Pure perché la natura t’ha reso famelico, ti svegli al mattino con la fame di orso bruno e mentre il dietologo ti fa tanti bei sani discorsi sulla disciplina e la buona volontà ti viene voglia di mangiarti pure lui. Non so perché il ministro De Block sia obeso. Di sicuro, mi interessa più il suo curriculum del suo girovita. E quello della signora De Block, a quanto pare, ha un peso specifico di gran lunga superiore a quello del suo culo. Si parlava, in questi giorni, di obesofobia. Ne parlava tra gli altri Mario Adinolfi. Dimentichiamoci per un attimo del pulpito. Dimentichiamoci del fatto che Adinolfi che dice basta alle discriminazioni è tipo Massimo Ferrero che chiede più sobrietà. Adinolfi ha ragione. C’è , nei confronti delle persone obese, un’intolleranza strisciante, un bullismo silente, senza compressori e ragazzini in fin di vita, che è ben più radicato di quanto non sembri. Il ministro fiammingo è stato trattato come un filetto di manzo alla fiamminga. Messo sulla bilancia e valutato in base agli etti che pesa. La stessa cosa è toccata in America a Chris Christie, governatore del New Jersey, politico di razza e di stazza, visti i suoi 130 chili. In molti volevano che corresse per la Casa Bianca, ma in altrettanti gli hanno ricordato che con quel fiato e con quel colesterolo non solo non può correre per la Casa Bianca, ma neanche per i giardinetti di fronte casa, se non vuole rischiare l’infarto. Del resto, l’America è il paese delle taglie sulla testa delle taglie XL. Il paese in cui Michelle Obama lotta contro l’obesità altrui con la stessa ostinazione con cui lotta col suo frigorifero, per cercare, appunto, di risultare credibile nonostante il suo girovita gridi «Datemi un Mc Bacon» da tutti i pori. Il paese in cui tutti sono liberi di rincorrere il proprio sogno, purché non sia quello di abbuffarsi dall’alba al crepuscolo. Il paese in cui un politico talentuoso come Christie ha dovuto smettere di sognare la poltrona di presidente perché il suo culo entra a malapena in un divano. Che poi, a ben vedere, la faccenda della salute c’entra ben poco. Nessuno s’è mai chiesto se un ministro o un presidente fumi o faccia sport o abbia il colesterolo a posto. In realtà di norma non ci si chiede neppure se sia onesto. L’importante è che non sia grasso. Non ci si chiede neppure se sia capace. L’importante è che non sia chiatto. E allora sì alle quote rosa con le ministre carucce taglia 42 in stile Madia. Sì alle quote nere, con le ministre Kyenge così politicamente corrette. Sì alle quote gay friendly coi Crocetta e i Vendola. Sono le quote grasse che mancano. Anche a far mente locale, di grassi con riconoscimenti seri in politica ne sono transitati ben pochi. Viene in mente Spadolini. E Giuliano Ferrara, che fu ministro voluto proprio da quel Silvio Berlusconi che rimbalza da un centro Messeguè a un altro e gongola nel vedere Renzi inchiattirsi. Insomma, viene da pensare che in fondo, la forma di razzismo meno manifesta e macroscopica sia quella che subiscono i politici più macroscopici. Chissà cosa direbbe in proposito il buon Winston Churchill, uno che con il sigaro perennemente acceso e lo slogan «No sport, just whisky!» è morto alla veneranda età di 91 anni. Credibile, fino alla fine, nel suo panciotto XXL. di Selvaggia Lucarelli