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Selvaggia Lucarelli, odissea negli Stupido Hotel: dal phon alla Bibbia, ecco come migliorare la vita a chi è in vacanza

Giulio Bucchi

Diciamolo. È un’estate malinconica. La Mogherini, una che non ha mai contato nulla nelle riunioni di condominio e ora dovrebbe contare qualcosa in Europa, ha più prime pagine di Belen. Allegri parla clamorosamente bene di Pirlo come gli ex coniugi che in pubblico dicono «abbiamo preso strade diverse» e poi in privato si lanciano le abat-jour. E poi un fatto increscioso. Il pontile di Villa Certosa giace desolato tra i flutti senza che nessuno, in casa Berlusconi, venga immortalato da un paparazzo. Neanche più un’ingrifamento fugace di Barbara Berlusconi. Nulla. La desolazione più assoluta. E allora non ci resta che andare su booking o tripadvisor per prenotare le nostre vacanze, districandoci tra indicazioni sommarie, commenti deliranti e foto di camere di hotel più ritoccate delle chiappe della Marini. Il tutto, confidando nella buon anima degli albergatori che ci riservano sempre delle simpatiche sorprese. A tal proposito, mi permetto di suggerire proprio agli amici albergatori alcuni accorgimenti per evitare di renderci la vacanza un inferno a due stelle. 1) Questione phon. Io non pretendo quello agli ioni negativi col diffusore al profumo di lavanda, sia chiaro. Chiedo solo che in bagno ci sia un phon e non una specie di tubo dell’aspirapolvere da cui esce l’alito di una trota morente. Ci sono hotel in cui sono arrivata, mi sono lavata i capelli, li ho asciugati ed era l’ora del check-out. 2) I miscelatori doccia. Giuro che sono una donna perspicace. Ho frequentato il liceo classico e ho girato anni e anni per Roma senza navigatori e stradari. Ho montato anche il Lego Architecture Tokyo Imperiale di mio figlio. E allora, amici albergatori, mi dovete spiegare perché nel 90% degli hotel, in bagno, fisso i miscelatori con lo stesso sguardo smarrito con cui si guarda alla morte, alle catastrofi naturali, ai discorsi alla camera di Bonanno. Perché se giro una manopola esce l’acqua con la temperatura di un geyser islandese, se la giro dal lato opposto esce l’acqua dei ghiacciai dello Stelvio e se la blocco al centro esce prima fredda poi calda poi fredda e se tiro la levetta verso di me esce un getto d’acqua traditore dalla doccia e mi inzuppa i capelli che non dovevo lavare e non riesco a capire come farla uscire dal rubinetto e alla fine il bagno è ridotto a mo’ di dopo mareggiata a Sperlonga? Erano tanto belle quelle manopole vintage “calda” in rosso e “fredda” in blu: si può sapere perché i designer di rubinetteria dovevano smaronarci con questa molesta creatività? Se sono frustrati perché disegnano bidet anziché musei d’arte contemporanea, mica è colpa nostra. 3) Le luci. Amici albergatori. Sono sempre quella che monta i Lego a mio figlio e il liceo classico e le strade di Roma e così via. E allora com’è che io in albergo mi metto a letto, provo a spegnere le luci e quando finalmente ci sono riuscita (smontando le lampadine) sta albeggiando? Un manuale di istruzione sullo spegnimento luci, vi scongiuro. Spegni l’interruttore accanto al comodino e s’accende l’abat-jour dall’altra parte, spegni l’interruttore centrale e rimane acceso l’ingresso, spegni l’ingresso e s’accende San Siro. 4) Le mensole in bagno. Dunque. Vi do una notizia, amici albergatori. Da Ikea esistono mensole di ogni forma, colore e dimensione che non costano più di venti euro. Ne comprate una, la piantate sul muro con due viti facilmente reperibili in qualsiasi ferramenta del paese e evitate di farci appoggiare gli ombretti Chanel nel bidet. Di infilare nel bicchiere spazzolino, dentifricio, matite trucco, shampoo effetto liscio e Tampax flusso medio. Voi non sapete quante donne hanno rischiato di morire fulminate dalla piastra ficcata nel lavabo umido per l’assenza di una misera mensola in bagno. Non sapete quante vittime ha mietuto la guerra all’effetto crespo, per colpa vostra. 5) Il wifi. Amici albergatori. Ve lo chiedo in ginocchio. Una password che non sia djsfGsfgtyjft3254dv. “Rosa”, “Mare”, “giorgiomastrota” andranno bene lo stesso. Non può essere che se perdo la schedina con la password appuntata sopra, io debba richiamare in reception per trascorrere 15 minuti al telefono con un tizio che mi scandisce nella cornetta «J come Johannesburg trattino maiuscolo doppia v trattino in basso slash 345!» e poi tocca ricominciare tutto daccapo perché la g era minuscola. 6) La tv. Vorrei comprendere questo strano fenomeno. Perché le tv sono in grado di riconoscermi appena le accendo e mi salutano affettuosamente con nome e cognome («Benvenuta nella sua camera Signora Lucarelli») e poi se voglio mettere il Tg5 devo rispondere a otto quiz con risposta multipla sulla lingua parlata, numero di camera e miei gusti sessuali e poi mi sia apre il sito della Cnn, Al jazeera e Tele Abu Dhabi pure se sono in una pensione a Barletta? 7) I condizionatori. Amici albergatori. È più facile regolare l’inclinazione di una paratia della Concordia che il condizionatore in un camera d’albergo. Io ho dormito nel frigobar di molti hotel per stare al caldo durante la notte. 8) Le prese. Per piacere. Una cavolo di presa accanto al letto. Voi che piazzate le prese solo in bagno o davanti alla porta non sapete di quali tragedie ci rendete complici. Impedite l’allegro cazzeggio su whatsapp prima di dormire. Costringete ad alzarsi immediatamente quando suona la sveglia per impedire alle arpe di trapanarti il cervello, provocando shock irreversibili. Mi fate scrivere articoli come questo seduta sul bordo della vasca. 9) Le addette alla pulizia della camera. Amici albergatori, spiegate a queste gentili signore che se bussano e poi aprono la stanza di botto in orari imprecisati e casuali del giorno e della notte e trovano gente alle prese con atti di onanismo, poi almeno potrebbero evitare di urlare e scusarsi e richiudere la porta in preda al terrore come se quella fosse la porta ermetica che le separa da una tempesta radioattiva. 10) Argomento SPA. Se ci raccontate che nel vostro hotel c’è la SPA, poi la SPA ci dev’essere sul serio, deve funzionare e, soprattutto, deve essere credibile. Non basta un bagno turco in cui esce meno vapore che dalla teiera di mia nonna. Per non parlare dei bocchettoni dell’idromassaggio: non c’è cosa più mesta dell’entrare in una vasca, spingere i pulsanti dell’idromassaggio e intravedere due bollicine svogliate lì a precedere un getto che non massaggerebbe un dito mignolo, figuriamoci una chiappa cellulitica. 11) I quadri. Non pretendo un Matisse originale appeso alla parete, ma per favore, piuttosto che riempirci la camera di Teomondi Scrofalo che poi appaiono in sogno come Freddy Krueger, meglio una bella parete liscia color pastello. 12) Le grucce. Se nell’armadio anziché tre ce ne fate trovare dieci, vi giuro che la rotazione terrestre non subisce alcun arresto. 13) Le chiavi a mo’ di tesserina magnetica. Quelle che siccome tutti noi ce ne andavamo dagli hotel dimenticando in borsa la chiave con portachiave da sei etti a forma di cavalluccio marino, gli amici albergatori un giorno si sono stufati e hanno inaugurato l’era delle schede. Bene. Peccato che uno rientri alle due di notte, faccia sette piani in ascensore, attraversi otto corridoi perché la camera l’ha prenotata con booking e a booking riservano sempre la camera vista generatore elettrico, e una volta davanti alla porta barcollando dalla stanchezza scopra che la scheda s’è smagnetizzata. «Eh, forse l’ha tenuta accanto all’iphone», è la spiegazione ufficiale. Roba che ci sono due miliardi di iphone sulla terra, a quest’ora avrebbero dovuto mandare in tilt il campo magnetico terrestre e Polo Nord e Sud si sarebbero già dovuti dare il cambio un paio di volte. 14) A proposito di terra. Se l’hotel «è a pochi passi dal centro», che il centro sia quello della città, non quello della terra, grazie. 15) Le tende. Se le tapparelle sono antiestetiche, qui le cose sono due: o mettete delle tende oscuranti serie, non di quelle che non si chiudono perfettamente e poi alle sei del mattino filtra un raggio di sole che ci si conficca dritto nell’occhio, oppure fate in modo che nel mondo calino le tenebre fino alle dieci del mattino. Organizzatevi. Un’eclissi solare, un’eruzione gassosa, quello che volete, ma io pago per dormire oltre l’alba, non devo aprire un forno. 16) Infine, la Bibbia nel cassetto del comodino. Amici albergatori, vi giuro che in tanti anni di frequentazioni di hotel non mi è mai capitato di dover improvvisare un esorcismo. Forse solo una volta, quando la tizia della camera accanto copulava ululando come una faina nella tagliola, ma per il resto datemi retta, neanche Paolo Brosio s’addormenta leggendo la Bibbia. Se proprio volete favorire il sonno dei clienti con la lettura, infilateci un libro a caso di Gad Lerner. Datemi retta, funzionano anche nei casi di insonnia più ostinata. di Selvaggia Lucarelli