L'inchiesta di Libero
La strabiliante carriera dell'uomoche pagava l'affitto al premier
I due coniugi che vivono da vent’anni al terzo piano di via degli Alfani 8 osservano attentamente la foto. Nello scatto si vede il premier Matteo Renzi intento a tagliare un nastro con la fascia tricolore. Di fianco a lui c’è Marco Carrai, coetaneo, amico e finanziatore dell’ex sindaco. Era lui a pagare l’affitto dell’attico fiorentino dove Renzi ha ufficialmente risieduto dal 14 marzo 2011 al 22 gennaio 2014. Proprio qui in via degli Alfani 8, al quarto piano. I due inquilini dell’appartamento sottostante osservano l’immagine e poi rispondono. Il marito: «Io Renzi l’ho incrociato. Veniva qui a riposare di pomeriggio. Sempre educato». E Carrai? «Lui non l’ho proprio mai visto». La moglie conferma: «Non mi sembra di averlo mai incontrato». È la stessa risposta che hanno già dato altri abitanti del palazzo. Conflitto d’interessi Ieri, però, Carrai su Repubblica ha dichiarato: «L’ho pagato io, quell’affitto. Ma l’appartamento non l’avevo preso per Matteo. Era il posto dove stavo, e l’avevo in affitto da molto prima che Renzi si trasferisse». Una versione che non collima con quanto riferito dai suoi presunti ex vicini. Una versione che, in ogni caso, poteva confermare rendendo pubblico il contratto di locazione della casa dove risiedeva con Renzi (anche se la dimora ufficiale di Carrai è a Greve in Chianti), come richiesto da Libero. Ma ha preferito non farlo. «Che male c’è?» chiede lui. Niente, per carità. Salvo il possibile conflitto d’interessi che da più parti gli viene contestato, visti gli incarichi e gli appalti pubblici che ha racimolato grazie all’amico Matteo. Persino Repubblica si pone il dubbio, facendolo andare su tutte le furie: «Dove sarebbe il conflitto d’interessi? Ho diritto come gli altri a fare impresa» risponde stizzito. Ma lui non è un semplice imprenditore, e la sua carriera e le sue opere sono complementari a quelle di Renzi. Il Rottamatore diventa presidente della Provincia? E Carrai, rampollo di un’agiata famiglia di costruttori grevigiani, viene chiamato (pur senza laurea) a dirigere lo staff di Matteo. Quindi viene spostato alla guida (amministratore delegato) dell’Istituto Luce di Renzi, la Florence Multimedia srl, macchina propagandistica della Provincia che dal 2006 al 2009 ha gestito 9 milioni di euro (spese ora all’esame della Corte dei conti). Per tappezzare la Toscana e la Rete di spot e marchette presidenziali. Indimenticabile il servizio della web tv (costata 900 mila euro e di cui non si ha più notizia), prodotto con soldi dei contribuenti, per celebrare il taglio del nastro da parte di Renzi per un nuovo guard-rail in un paesino dell’Appenino. Carrai cresce all’ombra di Matteo, e nel dicembre 2009 diventa amministratore della Firenze Parcheggi, una società a maggioranza pubblica, di cui il Comune nomina il presidente e i soci privati - con il Monte dei Paschi di Siena di Giuseppe Mussari in testa - l’ad. Di certo la scelta di Carrai, amico anche di Mussari, non scontentò il sindaco Renzi, che come presidente indicò un uomo di Forza Italia. «Nell'Assemblea dei soci del 16 dicembre 2012, Carrai viene confermato nell’incarico, ma questa volta su indicazione del Comune» assicura il consigliere di Sel Tommaso Grassi. Lo stipendio dell’ad non è pubblico, quello del presidente sì: 42 mila euro di indennità, a cui bisogna aggiungere 190 euro per ogni gettone di presenza e 80 euro in più per chi, come Carrai, non è residente a Firenze. Pubblico e privato La battaglia più agguerrita Renzi la conduce per piazzare il suo braccio destro alla presidenza dell’Aeroporto di Firenze. Siamo nell’aprile 2013, e da due anni Renzi riposa a spese di Carrai. Questo non gli impedisce di forzare la mano e di bocciare Simone Bettini, il candidato prescelto dagli altri membri del patto sindacale tra soci pubblici, a vantaggio di Carrai. «A Firenze da qualche anno si pensa che sia cambiata musica» protesta subito il coordinatore fiorentino del Pdl Gabiele Toccafondi, facendo riferimento alla novità politica renziana, «ma a me sembra che si continui a suonare la solita musica e qualcuno continui a pensare come al solito alle poltrone, agli sgabelli e agli strapuntini più che alla città e al suo futuro». Chissà se Toccafondi la pensa ancora così, dopo che è entrato come sottosegretario nel governo Renzi in quota Nuovo Centrodestra. Comunque, grazie all’indennità da presidente dell’Aeroporto, Carrai porta a casa altri 80 mila euro annui. “Marchino” è pure membro della giunta esecutiva di Assaeroporti, è nel cda della fondazione Cassa di risparmio di Firenze e del gabinetto scientifico letterario Vieusseux (insieme a Livia Frescobaldi, ex padrona di casa di Renzi) su indicazione del Comune di Firenze. Pure le attività private di Carrai fioriscono all’ombra del Rottamatore: mentre Matteo scala il Palazzo, Marco aggancia soci importanti come Banca Intesa o gli ex presidenti di Enel e di Telecom Chicco Testa e Franco Bernabé. Carrai e i suoi famigliari avviano commerci pure con tre renziani doc come il patron di Eataly Oscar Farinetti, lo scrittore Alessandro Baricco e l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco. Non basta. Carrai è pure socio di maggioranza della C&T Crossmedia, che nel 2012 vince un appalto («sotto soglia», precisa lui) per gestire un servizio di audio-videoguide formato tablet nel museo di Palazzo Vecchio. L’allora assessore alla Cultura Giuliano da Empoli affida la gestione dell’appalto all’associazione Museo dei ragazzi presieduta da Matteò Spanò (ex dipendente di Florence Multimedia). Questa chiede i preventivi a cinque società. L’offerta migliore viene valutata quella C&T Crossmedia. Qualche settimana dopo, da Empoli lascia l’assessorato e diventa socio di Crossmedia. Certamente il fatto non è un reato, ma lascia in bocca un retrogusto di inopportunità. Giacomo Amadori