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Malattie cardiache, ecco i farmaci che possono aumentare il rischio decesso: la sentenza nello studio
Potrebbe esserci un'associazione tra i trattamenti contro depressione e ansia e le patologie cardiovascolari: lo rivela una ricerca danese coordinata da Pernille Fevejle Cromhout dell’Ospedale Universitario di Copenaghen. Lo studio - citato da Repubblica - segnala non solo l'importanza di una valutazione psicologica per le persone che hanno delle malattie cardiache, ma anche la necessità che il cardiologo tenga in considerazione l'eventuale assunzione di farmaci per problemi della psiche.
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Stando all’indagine, inoltre, pare che farmaci di questo tipo siano diffusi soprattutto tra le donne, gli anziani, i fumatori, chi vive da solo e chi ha minori livelli di istruzione. Lo studio ha analizzato ben 12.913 pazienti ricoverati per cardiopatia ischemica, aritmie, insufficienza cardiaca o cardiopatia valvolare. Questi ultimi hanno completato un questionario dopo essere stati dimessi dall'ospedale. In particolare, si sono valutate le informazioni sul consumo di farmaci, traendo i numeri dai registri nazionali. Così si è scoperto che il 18% dei pazienti, quasi uno su cinque, aveva avuto la prescrizione di almeno una confezione di farmaci destinati ad agire sullo stato psicologico, come le benzodiazepine e i classici antidepressivi.
“I pazienti con malattie cardiache che soffrono di ansia dovrebbero informare gli operatori sanitari coinvolti nel loro trattamento come farebbero con qualsiasi altra condizione coesistente - si legge nello studio -. E dovrebbero anche chiedere che la loro ansia sia riconosciuta come importante e pari rispetto alla loro malattia cardiaca",
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