Grana Padano? Non proprio, banconi invasi dal prodotto tarocco: ecco come riconoscere l'originale
Nel gergo del settore lo definiscono «grana bianco» oppure «similare». In pratica sono delle imitazioni del Grana Padano Dop, fatte dagli stessi caseifici da cui esce il formaggio a Denominazione d'origine protetta. Quello con il bollino rosso e giallo. Non sono una novità di oggi: si producono da oltre vent' anni e ci sono caseifici che sono usciti dal Consorzio di tutela per produrre il similare. La differenza fra Dop e doppioni è enorme. Il Grana Padano deve rispettare un rigido disciplinare di produzione che ne regola tutte le fasi di produzione e impone una stagionatura minima di 9 mesi. I similari no, anche se - tranne poche eccezioni- sono fatti col medesimo latte dell'originale: 100% italiano.
La materia prima arriva dalla medesima filiera che produce la Denominazione d'origine protetta per la quale i similari funzionano come una specie di camera di compensazione. Qualora vi sia una sovrapproduzione di latte e non convenga immetterlo tutto nel circuito della Dop per non abbassarne il prezzo, creando un eccesso di offerta, l'eccedenza viene dirottata verso i doppioni. E non si tratta di un fenomeno limitato alla filiera del Grana Padano. Anzi, vi sono dei precedenti illustri. Ad esempio il Fontal, un formaggio nato nel 1955, che ha caratteristiche in comune con la Fontina e l'Emmental. Il nome deriva infatti dalla contrazione delle due denominazioni.
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LATTE DI FILIERA - Personalmente evito sempre le imitazioni delle Dop, anche se sono prodotte in Italia con latte nazionale. Ma se fino a qualche anno fa erano poco diffuse, e quindi era difficile trovarle sui banconi, da qualche tempo hanno invaso gli scaffali riservati alla vendita dei formaggi a pasta dura. Ed è facile confondersi. Il Padano, così come il Parmigiano reggiano Dop, si vende porzionato. A fette di peso variabile frai 300 e o 900 grammi abbondanti. Esposti in questa forma sul bancone, i similari vengono facilmente confusi con le Dop. Anche perché, contrariamente a quel che sostengono i consorzi di tutela - non soltanto quelli dei formaggi - la percezione delle Denominazione d'origine da parte dei consumatori è poco chiara. Appena il 7% sa dire con precisione cosa sia un prodotto Dop e in cosa di differenzi dai generici. I prezzi di vendita, come sempre, non rappresentano un criterio risolutivo per distinguere originali e doppioni. Per scrivere questo articolo ho visitato diversi punti vendita nel Vogherese, vestendo i panni del Casalingo di Voghera e ho acquistato alcuni similari. La Mantua nella, prodotta dalla Società Agricola Levante nel caseificio di Borgo Virgilio, in provincia di Mantova, che dichiara in etichetta «Filiera corta» e «latte 100% italiano». Prezzo di vendita: 7,99 euro al chilogrammo.
Altro similare che ho messo nel carrello è il Gran Formaggio Italiano, prodotto a Cadeo, in provincia di Piacenza, dal caseificio Colla: pure questo 100% latte italiano, prezzo 7,49 euro al chilo. E poi ho acquistato un generico denominato Formaggio a pasta dura 100% latte italiano, marca Anti chi Maestri, prodotto dalla Agri form a Sommacampagna (Verona): prezzo 7,99 euro al chilo. I primi due li ho trovati alla Grande I, il terzo alla Lidl, dov' era esposto con la medesima marca- Antichi Maestri, anche il Grana Padano Dop stagionatura 14 mesi e prezzo 11,16 euro al chilo. Ma di Padano Dop, offerte a parte, se ne trova anche a poco più di 9 euro al chilo, appena un euro più caro rispetto al prezzo dei similari. E con le promozioni capita di trovarne a poco più di 8 euro al chilogrammo.
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L'unica novità positiva è che alcune catene espongono i similari in porzioni dedicate dei banconi. Resta da capire fino a che punto i consumatori percepiscano la diversa collocazione a scaffale come una discriminante per distinguere Dop e doppioni. Fra l'altro vale la pena di notare che sui Grana Dop non è indicata l'origine dell'ingrediente primario, il latte. Ma non perché non sia italiano, visto che le Denominazioni d'origine sono vincolate alla provenienza nazionale della materia prima, quanto perché, secondo la Ue, la Dop riassume già l'origine 100% italiana del prodotto che identifica.