"Cancro non mi fai paura"

Albina Perri

Una malattia dalla quale si può guarire, ma che purtroppo rischia di lasciare poco tempo a chi non riesce sconfiggerla. E’ il cancro, che colpisce ogni anno circa 270mila cittadini. Statisticamente il 50% dei pazienti riesce a guarire, l’altro 50% no, riuscendo a vivere più o meno a lungo. Eppure passi in avanti sono stati compiuti, grazie ai risultati della ricerca sperimentale, i progressi della diagnostica, della medicina e della chirurgia. Nuove terapie che hanno contribuito a cancellare l’equazione “cancro uguale morte”, ma di questa malattia, forse, alla fine dei conti, si sa ancora poco. Chi ci è passato – o si trova al momento a dover superare questo scoglio, può dare una mano, ad offrire un sostengo. E’ il caso di Fabio Salvatore, autore del romanzo autobiografico “Cancro non mi fai paura” (Ed. Aliberti), protagonista della fiction Il Pirata: Marco Pantani, da tempo impegnato per dare ai malati la dignità che meritano, attraverso un processo di “umanizzazione” della malattia. Da questa idea parte l’iniziativa mentre si avvicina il Natale: Salvatore ha deciso di donare copie del suo romanzo ai pazienti di 5 diverse realtà di “buona sanità” italiana. Vale a dire strutture guidate da uomini capaci di dare ai pazienti dignità e, anche, il coraggio di guardare in faccia la malattia, sentirla dentro di sé e sconfiggerla. Il tour tutto particolare è partito quest’oggi, da Bari, più precisamente dal Reparto oncologico pediatrico dell’Unità oncoematologia del Policlino. Poi sarà il turno del Reparto di Endocrinologia dello Stabilimento ospedaloerp di Cisanello – Pisa, l’Istituto nazionale dei Tumori di Milano (mercoledì 17 alle ore 14), l’Ospedale Sacro Cuore di Verona e l’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Ansie, preoccupazioni e speranze verranno condivisi da tutti colori che hanno vissuto da vicino la malattia, costituendo il terzo pilastro della task force anticancro. I malati oncologici, le famiglie, gli amici, le associazioni di volontariato sono pronti a far sentire la loro voce per interloquire con gli operatori sanitari, i medici e gli specialisti oncologici, i rappresentanti dei pubblici poteri. E desiderano anche un confronto con i concittadini perché l’opinione pubblica sia informata e consapevole della loro esistenza anche per evitare la dolorosa emarginazione e omertà che troppo spesso è generata dall’ignoranza.