Niente monogamia
Pinguini e corna, la ricerca fa crollare il mito: ecco perché anche loro tradiscono
È un mito che crolla. La fine di un’epoca, una scoperta sconvolgente, il cambiamento dei tempi. Mettetela un po’ come vi pare ma qui la notizia (bollata da un rigorosissimo studio scientifico, vent’anni d’osservazione e tredici stagioni riproduttive esaminate in fila) è di quelle a portata storica: anche i pinguini tradiscono. O meglio, divorziano (la differenza non è sottile).
D’accordo, lo fanno per ragioni di preservazione della specie (una bella scusa darwiniana, non ci piove), mail concetto è lo stesso. Carini-e-coccolosi, come nell’intramontabile Madagascar del 2005, ma pure fedifraghi. Passo indietro. Nei giorni scorsi i ricercatori della Monash university e dei Phillip Island Nature Parks dell’Australia hanno pubblicato, sulla prestigiosa rivista di settore Ecology and evolution, uno studio destinato a stravolgere il mondo (animale) così come l’abbiamo sempre immaginato. Cioè con quella certezza, granitica, che gli “uccelli della neve” fossero monogami e altamente fedeli. Capaci di non cambiare mai partner per tutta la vita, non-osi-separare-un-pinguino-ciò-che-la-natura-ha-unito.
Vero no. Anzi, vero a metà: la maggioranza di loro si attiene alla regola di quel sì per l’eternità ma, a determinate condizioni, c’è chi opta per la separazione. Più o meno consensuale, non è (ancora) materia da avvocati. Sulle spiagge di Phillip Island c’è una colonia di pinguini minori blu (il cui nome scientifico è “eudyptula minor”) che conta su per giù 37mila esemplari: quegli stessi che al tramonto si riversano nella penguin parade, la parata dei pinguini, una sfilata collettiva che altro non è che il loro rientro a “casa” terminata la dura giornata di “lavoro” nell’oceano per procacciarsi il cibo.
IL REPORT
«Nei periodi buoni», spiega Richard Reina della Monash university, uno dei ricercatori che ha firmato il report, «rimangono per lo più coi loro partner, anche se spesso ci sono un po’ di scappatelle». E già qui, inizia a incrinarsi qualcosa. Ma come? Ma perché? Proprio loro che sono gli animali simboli dell’amore a due, del legame indissolubile, del per-sempre-in-salute-e-in-malattia? «Tuttavia, dopo una stagione riproduttiva scadente, possono cercare un nuovo partner per la stagione successiva, in modo da aumentare il loro successo riproduttivo».
Sai che c’è? Esco, in mezzo al ghiaccio, e vado col primo che incontro: lo faccio per la specie. Gli scienziati australiani hanno monitorato le stagioni riproduttive dal 2000 al 2023 e hanno «registrato quasi 250 divorzi su circa mille coppie» (che come tasso di incidenza mica è irrilevante, è il 25%: e va bene, chi siamo noi per giudicare visto che secondo la fotografia dell’Istat del 2023 il 52,2% degli sposi over50, in Italia, ha sciolto il proprio vincolo coniugale, con la mera consolazione che la media tout court è assai più bassa, il15,8%, epperò pure cresce con l’aumentare dell’età, col risultato che, comunque, non ci facciamo una bella figura?) e hanno capito che «le annate con un tasso di divorzi più basso hanno portato a un maggiore successo riproduttivo».
È una vita amorosa complessa, quella dei pinguini. Sicuramente meno monotona di ciò che credevamo noi umani ficcanaso. La loro percentuale di divorzi, a questo punto, diventa un ottimo indicatore del successo riproduttivo della colonia alla quale appartengono: più separazioni ci sono, meno alto è il dato delle nuove nascite.
È una buona notizia solo per la scienza: ché, come spiega un altro ricercatore dello studio, Andre Chiaradia, «i nostri risultati sui tassi di divorzio più bassi tra i pinguini a Phillip Island in condizioni ambientali favorevoli evidenziano l’importanza di considerare le dinamiche sociali insieme ai fattori ambientali quando si progettano strategie per proteggere le specie vulnerabili diuccelli marini». Della serie, se vogliamo dar loro una mano a continuare a esistere tocca sapere come si comportano (e non fare sconti a nessuno, neanche in fatto di corna). Dopodiché, siamo onesti, è il romanticismo che va a ramengo Non ci sono più quelle belle storie di passione travolgente d’una volta.
Leggi anche: Batteri specchio, l'allarme degli scienziati: "Rischi senza precedenti per la vita sulla Terra"