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Salute, le sigarette elettroniche? "Sono ideali per smettere"

NICCOLÒ FABRETTI
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Le sigarette elettroniche sono dannose o aiutano ad abbandonare il vizio del fumo? Nel report dell’Istituto Superiore di Sanità divulgato lo scorso anno, i tabagisti in Italia sono in crescita (il 24,2% della popolazione). Il dato è preoccupante e conferma l’inefficacia delle strategie messe in campo finora nel nostro Paese per contrastare il problema. E proprio mentre si riaccende il dibattito, si moltiplicano le voci a sostegno dell’uso delle E-cig come principale strumento di deterrenza. È soprattutto la più antica e prestigiosa rivista scientifica al mondo, Nature Medicine, a confermare l’efficacia delle E-cig nella complessa strada verso la cessazione del fumo di sigarette in un articolo pubblicato lo scorso 13 febbraio. Partendo dall’analisi della Cochrane Library, Nature riporta che il tasso di abbandono al fumo grazie all’uso di sigarette elettroniche è passato negli Stati Uniti e in Inghilterra dal 10 al 15%. La rivista riporta alcuni studi condotti negli Usa nei centri per il controllo e per la prevenzione che confermano come i fumatori abbiano maggiori probabilità di smettere utilizzando sigarette elettroniche rispetto a qualsiasi altro prodotto, compresi i farmaci perla disassuefazione. Un risultato reso evidente anche, sostiene Nature, dal rapporto inversamente proporzionale fra la vendita dei due tipi di sigarette: studi a campione, infatti, dimostrano come all’aumentare delle vendite delle prime, diminuiscano quelle delle seconde, e viceversa. Come dimostra ad esempio il caso del Minnesota, dove, le politiche che hanno ridotto l’uso di e-cig hanno, seppure non intenzionalmente, aumentato il consumo di sigarette tradizionali. Alla luce di questi dati non stupisce l’introduzione delle E-cig anche nei centri antifumo britannici, su spinta delle Autorità Sanitarie.

 


CENTRI ANTIFUMO - Ma come è stato l’approccio al problema delle differenti politiche pubbliche sanitarie? Parlando dei processi autorizzativi negli Stati Uniti, Nature sottolinea che «gli standard potrebbero rappresentare un problema per le sigarette elettroniche, che probabilmente portano alcuni rischi per la salute, anche sedi gran lunga inferiori a quelli delle sigarette». Dal punto di vista strettamente medico, infatti, la rivista avverte che la E-cig non offre un servizio a rischio zero (anche se ci si avvicina molto), ma ricorda anche che le agenzie sanitarie governative e le società professionali in alcuni paesi come in Inghilterra e Nuova Zelanda addirittura incoraggiano gli operatori sanitari a considerare le sigarette elettroniche come un'opzione di cessazione alla pari delle farmacoterapie con licenza medica inserendole nelle campagne di educazione pubblica per promuovere la cessazione del fumo. Negli USA e in Canada l’approccio è più cauto ma la recente autorizzazione al commercio da parte della Food and Drug Administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, attraverso alcuni provvedimenti ha indirettamente ammesso che le sigarette elettroniche possano aiutare alcuni individui a smettere di fumare.

 


LUNGO TERMINE - Nel suo complesso, dice Nature, le E-cig sono decisamente meno nocive e pericolose di quelle tradizionali, tanto nel breve quanto nel lungo termine, visto che il loro aerosol «contiene livelli di sostanze dannose o potenzialmente tali, fino al 95% in meno rispetto al fumo di sigaretta». Non è raccomandazione politica, ma squisitamente scientifica quella contenuta nelle conclusioni degli autori che, confermando di vedere in modo assai favorevole l’uso del vaping come alternativa meno dannosa al fumo di sigarette, invitano i governi dei paesi più scettici a «prendere in maggiore considerazione il potenziale delle sigarette elettroniche per aumentare la cessazione del fumo». Quanto al rischio di dipendenza da nicotina per i giovani, obiezione utilizzata spesso per giustificare potenziali divieti, gli esperti Nature sostengono che l’utilizzo delle e-cig come metodo efficace per smettere dipenderà anche dagli sforzi per ridurre l’accesso e l’uso dei prodotti da parte dei minori che non hanno mai fumato. I due obiettivi, spiegano, possono e devono coesistere.

 

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