Lo scudo perforato

Andrea Crisanti, il vaccino non protegge più? "Ho visto colleghi contagiati un mese dopo la terza dose"

"Un segnale preoccupante". Andrea Crisanti guarda con poco ottimismo alla "lezione" di Israele, da molti ritenuto il paese-simbolo per efficacia nella lotta al Covid che ha già lanciato la campagna per la quarta dose di vaccino agli ove 60 e agli operatori sanitari, mentre il resto del Mondo è alle prese con l'avvio della terza dose. Proprio questa corsa allo "scudo anti-virus", spiega il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova all'agenzia Adnkronos Salute, evidenzia le difficoltà del mondo scientifico e politico nell'arginare la nuova ondata di contagi. Più che un segnale di forza, insomma, la decisione di Israele sarebbe una inquietante dimostrazione di impotenza.

Per Crisanti, l'esperto che aveva guidato la task Force del governatore del Veneto Luca Zaia durante la primissima ondata di contagi in regione, a partire dal focolaio di Vo' Euganeo, il fatto che in Israele diano il via a un nuovo giro di immunizzazioni "non è un segnale buono" per quanto riguarda la speranza di avere con la terza dose uno scudo solido e duraturo contro il contagio. Il primo booster, in sostanza, non basterà. Una sottolineatura che arriva nel giorno in cui il bollettino parla di 36mila nuovi casi giornalieri, in un trend che lascia prevedere come il record assoluto di positivi (quasi 41mila, datato 13 novembre 2020) sarà sbriciolato tra pochi giorni. "Del resto - spiega ancora il virologo - io l'ho visto con i miei occhi: ho colleghi che hanno fatto la terza dose un mese fa e si sono infettati". E "non è la variante Omicron. Non c'entra. Qui è tutta Delta", precisa ancora Crisanti.