Crash
WhatsApp e Facebook down, "rubrica cancellata". Gola profonda al Nyt: "Cosa è accaduto davvero", ombre e sospetti
E alla fine WhatsApp, Facebook e Instagram, seppur parzialmente e tra molte lentezze, sono tornate online. Un "black-out" durato quasi sette ore, quello iniziato nel pomeriggio di lunedì 4 ottobre e terminato nel corso della notte. Una giornata da incubo, per la galassia di Mark Zuckerberg, colpita prima dalle parole di Frances Haugen, la ex manager che ha consegnato una ricerca interna ai legislatori e al Wall Street Journal sulle modalità con cui il social gestisce contenuti e rischi per gli utenti (di fatto, stando all'accusa, tutto sarebbe finalizzato unicamente al profitto). Un vero e proprio atto di accusa. Poi, appunto, lo stop che ha coinvolto quasi tutto il mondo.
Il gruppo si è scusato con un tweet indirizzato "all’enorme comunità di persone e aziende in tutto il mondo che dipendono da noi: ci dispiace. Abbiamo lavorato duramente per ripristinare l’accesso alle nostre applicazioni e servizi e siamo felici di riferire che ora stanno tornando online. Grazie per averci sopportato", hanno fatto sapere. I servizi hanno iniziato a tornare online poco dopo la mezzanotte, ma come ha spiegato un portavoce di Facebook al New York Times ci vorrà del tempo prima che si stabilizzino. Per certo, così come sottolinea il sito specializzato Downdetector, si tratta del più lungo e profondo ko mai registrato dal social network e dalla galassia-Zuckerberg.
Ma che cosa è accaduto, davvero? Stando a quanto si apprende, sarebbe un’errata configurazione dei server di Facebook, quindi un errore interno, la causa del down totale del social e delle app WhatsApp e Instagram. Questo è quanto riporta sempre il NYT, che ha dato conto della spiegazione di John Graham-Cumming, chief technology officer di Cloudflare, una società di infrastrutture web. La premessa è che i computer convertono siti web come Facebook.com in indirizzi numerici (IP), attraverso un sistema che l’esperto paragona, giusto per intenderci, alla rubrica di un telefono.
Al New York Times, Graham-Cumming ha spiegato: "Il problema interno che si è verificato in Facebook è stato l’equivalente del rimuovere i numeri di telefono degli utenti dai loro nomi in rubrica, rendendo impossibile chiamarsi". Come se i percorsi informatici che permettono agli utenti di accedere ai server di FB siano stati improvvisamente cancellati: milioni di cellulari tentatvano di trovare le aapp sul web, senza riuscirci ma generando traffico, un traffico che è finito per "impallare" tutti gli altri processi. Per ripristinare la situazione, Facebook avrebbe inviato una squadra ad uno dei principali server a Santa Clara, in California, per effettuare un reset manuale. Restano le ore lunghe di blocco, le scuse dei colossi interessati e quel senso di impotenza e di incertezza che si prova sempre in questi casi.