Identificato gene implicato
Uno studio ha identificato un gene che sarebbe implicato in un caso di tumori al polmone su tre. Il gene - identificato dai ricercatori del Campus Ifom-Ieo e dell'università degli Studi di Milano, autori di uno studio in pubblicazione su “Pnas” - si chiama Notch, ed era già noto per essere coinvolto in alcuni tipi di cancro, ma, fino ad oggi, il suo ruolo chiave era stato dimostrato solo per alcune forme di leucemie, mentre non era ancora ben chiaro per i tumori solidi, più frequenti. Ora, invece, scienziati e medici dell'Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare), dell'Ieo (Istituto europeo di oncologia) e della Statale milanese hanno dimostrato che «più di un terzo dei tumori polmonari mostrano una alterazione funzionale di Notch». L'equipe ha individuato anche una possibile nuova strategia terapeutica contro questo “big killer”. In un'ampia percentuale di casi, l'alterata attività dell'oncogene Notch è causata dalla perdita dell'espressione del suo antagonista biologico: la proteina Numb, già caratterizzata dallo stesso team di scienziati come gene soppressore della crescita tumorale nel cancro al seno. Pier Paolo Di Fiore, uno dei due autori principali dello studio, responsabile Ifom del programma di ricerca “Determinanti genetici della trasformazione neoplastica e della progressione tumorale”, e professore ordinario di patologia generale all'università degli Studi di Milano, ha spiegato: «In passato avevamo già osservato che la perdita di controllo esercitato dalla proteina Numb sulla funzione di Notch è coinvolta nello sviluppo del cancro della mammella», ma «oggi sappiamo che questo accade anche nel tumore del polmone». Tuttavia, «nel cancro del polmone l'assoluta novità è costituita dal fatto che l'alterata attività di Notch può essere causata, in circa il 10% dei casi, dalla presenza di mutazioni interne alla struttura del recettore. Queste mutazioni alterano primariamente la funzione di Notch, determinandone l'auto-attivazione indipendentemente da qualunque altro meccanismo». I ricercatori hanno quindi individuato una strategia terapeutica ad hoc che utilizza cellule tumorali isolate da tessuti di pazienti con cancro polmonare. La scoperta apre «promettenti prospettive» per combattere quella che, come evidenziano gli esperti, è «la prima causa di morte nei Paesi industrializzati. Sempre Di Fiore ha illustrato che «in Notch abbiamo individuato un bersaglio molecolare di importanza fondamentale nella formazione e nella progressione del cancro del polmone. Al tempo stesso, abbiamo dimostrato l'efficacia antiproliferativa sulle cellule tumorali di farmaci in grado di inibire la sua attività trascrizionale». Giuseppe Viale, direttore del Dipartimento di anatomia patologica allo Ieo, professore ordinario di anatomia patologica alla Statale di Milano e coautore della ricerca, aggiunge: «Attraverso uno studio retrospettivo, utilizzando campioni di biopsie tissutali di pazienti con tumore del polmone, abbiamo stabilito che i tumori polmonari con alterazione di Notch presentano un andamento clinico meno favorevole»; mentre Salvatore Pece, uno dei due autori principali dello studio, ricercatore allo Ieo e professore associato di patologia generale all'università degli Studi di Milano, assicura che proprio «l'aver identificato Notch come indicatore prognostico e predittore di risposta alla terapia con farmaci mirati a inibirne la funzione è di fondamentale importanza nella prospettiva di una concreta applicazione clinica di queste scoperte. Già nel prossimo futuro sarà possibile disegnare studi clinici in pazienti con cancro del polmone, per verificare l'efficacia di farmaci (gli inibitori dell'enzima gamma secretasi) che interferiscono con il meccanismo di attivazione di Notch, inibendone la funzione in maniera mirata e bloccando così la proliferazione delle cellule tumorali». Lo studio sarà pubblicato sul prossimo numero di “Pnas” ed è sostenuto da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), Miur, ministero della Salute, Comunità europea, Fondazione Ferrari, Fondazione Cariplo e Fondazione Monzino.