Il mercato esiste anche in natura

Albina Perri

L’economia non è un’invenzione umana, ma fa parte della natura. “ Gli animali non negoziano verbalmente né stipulano contratti vincolanti, ma comunque regolarmente scambiano beni e servizi, senza coercizioni palesi, e riescono a giungere a degli accordi sui tassi di cambio". Lo dicono i ricercatori europei in un recente saggio sul comportamento del mercato tra i cercopitechi grigioverdi in Sud Africa. "Bisogna guardare all'economia della natura", ha detto Michael David Gumert, un primatologo e professore assistente della divisione di psicologia alla Nanyang Technological University di Singapore. Gumert ha trascorso 20 mesi nella giungla dell'Indonesia a studiare i macachi dalla coda lunga, osservando il mercato di accoppiamento tra le scimmie. La  moneta di scambio tra i primati è la  "pulizia". Più si viene curati più si è ricchi, più si è in alto nel gruppo sociale. Gumert ha scoperto che le scimmie di sesso maschile "pagano" il sesso con le cure alle scimmie femmine. Dopo averle spulciate, le femmine si “concedono” quasi quattro volte in un’ora, e snobbano gli altri maschi. Ma più grande è il mercato dei compagni maschi, più alto è il prezzo del sesso: nelle aree con bassa densità di maschi, il prezzo è stato pulire le femmine solo per otto minuti. Nelle zone dove ci sono più maschi, il prezzo può raddoppiare fino a 16 minuti. Il sesso non è il solo prodotto in vendita nella giungla.  C’è anche il mercato biologico. I macachi  femmine, per esempio, spulciano le femmine madri per poter guardare il cucciolo. I risultati confermano la teoria del "mercato del biologico", un termine creato da ricercatori Ronald Noe e Peter Hammerstein, etologi dell’università di Strasburgo,  per cercare di definire  il comportamento di reciprocità nei primati e il codice non scritto degli scambi che appare allo stato selvatico. E come nei mercati dei capitali, l'offerta e la domanda sono le regole base anche della giungla. In un recente esperimento condotto da una studentessa di Noe, Cecile Fruteau, in Sud Africa, una scimmia cercopiteco di basso rango è stata addestrata per aprire una scatola di mele per il gruppo. Immediatamente, il valore delle azioni della scimmia è salito alle stelle. "L’hanno trattata come fosse un animale dominante", ha detto Noe. E ripagata con le pulizie. Poi la ricercatrice  ha addestrato un’ altra scimmia di basso rango per vedere come si sarebbe comportato il mercato davanti alla concorrenza. Il duopolio ha raggiunto un livello di equa distribuzione: le scimmie venivano pagate entrambe. La pulizia è dunque la moneta per comprare sesso, il cibo o la protezione all’interno del gruppo. E il tutto sembra avvenga tramite un senso innato: "Hanno idea di che cosa valga la pena pagare”, dice Noe.   Per i ricercatori, dunque, questa ricerca dimostra che l'economia è una caratteristica innata nei nostri cugini animali più vicini. Da un punto di vista evolutivo, la negoziazione tacita nei gruppi di primati suggerisce che la massima “sopravvive il più forte” sia sa rivedere: sono la cooperazione e la trattativa che fanno la differenza. Pure nella giungla.