I medici sotto stress

Carlotta Clerici

Medicisull’orlo di una crisi di nervi. La dedizione al lavoro e ai pazienti, la pauradi commettere errori, i turni a volte massacranti li rendono vulnerabili efragili, spingendoli a cercare rifugio nell'alcol e nella droga. Si chiamadipendenza patologica professionale, una malattia pericolosa che, se non curata,può portare anche a soluzioni estreme. E spesso, paradossalmente, sono proprioi dottori a non cercare aiuto e a non curarsi. Non è un caso che, in tutto ilmondo, il tasso di suicidi tra i camici bianchi è due volte superiore a quellodella popolazione generale tra gli uomini e addirittura quattro volte tra ledonne. Numeri da brividi, che hanno origine proprio dalle dipendenze legatealla professione. “Secondo quanto registrato in Spagna, paese molto simile anoi anche nel sistema sanitario, i medici che trovano rifugio nell'alcol, nelledroghe e nel gioco d'azzardo, sono circa il 12%. Di questi, l'8% ha problemicon l'alcol”. A sostenere questa tesi è l'allergologa dell'ospedale Sant'Annadi Torino Paola Mora, responsabile del Centro studi Albert Schweitzer, che haorganizzato un congresso nazionale sul tema dal titolo ‘Ardere, non bruciarsi’,in programma sabato alle Molinette di Torino. Un appuntamento che porràl'accento proprio su quanto poco si è fatto e si sta facendo in Italia peraffrontare questa emergenza. “Nel nostro Paese – spiega Mora – non si è fattoalcun tipo di indagine in questo senso. Non a caso i dati che abbiamo ciarrivano da oltreconfine. In Spagna, tanto per fare un esempio, da 10 anni illoro Ordine dei medici ha iniziato un programma specifico che si chiama ‘ElPaime’. Un programma che da cui è emerso che circa il 12% dei 165 mila camicibianchi spagnoli soffrirà almeno una volta in carriera di queste dipendenze.Stiamo parlando di circa ventimila professionisti». Adottando questa formulaanche in Italia, sarebbero circa 40 mila i camici bianchi italiani alle presecon questi problemi.