Verso il fallimento
Greta Thunberg, il pool di esperti fa il conto: ecco quanto costerebbe al pianeta applicare le sue proposte
Contro il marketing della catastrofe inaugurato dai savonarola del riscaldamento globale di genere antropica c' è ben poco da fare. Hai voglia a dire che forse sarebbe il caso di approfondire, di capire meglio (non lo chiediamo noi ma fior di scienziati) quando dall' altra parte sostengono che mentre ne parliamo, se non interveniamo, ci giochiamo il pianeta. A Madrid si sono riuniti proprio per quello, leader mondiali e cervelloni del calientamento, che tra un summit e una cena, una conferenza con Greta e un aperitivo ci diranno come salveranno il mondo e di che morte dovremo morire. UN PO'DI REALISMO Nel frattempo un gruppo di investitori che fanno capo all' Onu, un po' allarmati dai target fantascientifici che si stanno palesando a Madrid, hanno fatto sapere un po' timidamente che le normative più restrittive sul clima potrebbero far perdere alle aziende che si occupano di combustibili fossili, agricoltura e automobili, qualcosa come 2,3 trilioni di dollari entro il 2025, che nel mondo anglosassone equivalgono a 2300 miliardi di dollari. Leggi anche: Perché l'inquinamento fa bene: lo studio ce ribalta Greta Thunberg In pratica si avvisa che le aziende in questione sono riuscite a mettersi a malapena in riga secondo gli accordi di Parigi del 2015, ma qualsiasi altra sterzata per una riduzione ancora più drastica delle emissioni significa mettere in ginocchio interi settori con tutto ciò che ne consegue. L' allarme arriva dal "Principles for Responsible Investment" (Pri), network di investitori supportati dall' Onu che si preoccupano di «integrare problematiche ambientali, sociali e di governo nelle pratiche di investimento in tutte le classi di attività» e che rappresentano investimenti in oltre 50 Paesi per 86 trilioni di dollari. Secondo il Pri dunque man mano che la finestra in cui agire si restringerà e che le fonti di energia alternativa diventeranno più economiche i governi agiranno di conseguenza provocando enormi e ineluttabili cambiamenti per tutto il sistema attuale. I combustibili fossili rappresentano circa i due terzi delle emissioni globali di gas serra e i produttori di tali combustibili saranno ovviamente i primi a subire le conseguenze delle politiche dei governi, con una perdita di circa un terzo del loro valore attuale. Le imprese che si occupano di carbone potrebbero perdere fino al 44% del loro valore, mentre le principali compagnie petrolifere e del gas rischiano di perdere fino al 31% della loro attuale quota di mercato. L' analisi del Pri è una roba per addetti ai lavori, ipotizza che i fondi di settore come l' iShares MSCI ACWI ETF, potrebbero appunto perdere fino a 2,3 trilioni di valore totale, se non oltre. DISASTRO SOCIALE Numeri e sigle ai più incomprensibili, ai quali però corrisponde il lavoro di quanti sono impegnati nei settori interessati. Perdite economiche corrispondono a licenziamenti, scioperi, cassa integrazioni, migrazioni. Scossoni sociali capaci di cambiare non solo le sorti di singoli individui e famiglie, ma anche di intere nazioni. Ne abbiamo avuto un piccolo assaggio recentemente in Francia con la rivolta dei Gilet Gialli che è stata innescata dall' aumento del prezzo del carburante giustificato da questioni ambientali. Alle proteste sul carburante si sono poi aggiunte altre rivendicazioni, comprese quelle degli agricoltori che è una delle categorie più colpite dalle politiche ambientaliste e per le quali gli investitori di cui sopra hanno lanciato l' allarme. Le proteste degli agricoltori si sono fatte sentire anche in Germania e soprattutto in Olanda dove qualche settimana fa migliaia di trattori hanno provocato il più grande congestionamento di traffico che si ricordi nel Paese. Agricoltori, lavoratori che usano l' automobile per spostarsi giornalmente, solo per fare due esempi, sono solo l' ultima ruota del carro e come tali sono quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto della follia del clima. Ma immaginatevi che cosa potrà succedere in quei Paesi che traggono gran parte delle loro ricchezze dal petrolio, dal gas e dal carbon fossile, come la Russia. E cosa potrà succedere di conseguenza a noi. di Carlo Nicolato