Il rapporto

La mappa: ecco dove si vive più a lungo. Futuro terribile: l'analisi mortale

Alessia Albertin

Ci saranno sempre più anziani, ma vivranno di meno. È la preoccupante analisi che emerge dal rapporto annuale di Osservasalute, l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane. Per la prima volta, l’aspettativa di vita è diminuita, anche se di pochissimo, invece di crescere: 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne contro gli 80,1 anni per gli uomini e gli 85 anni per le donne del 2014. Oggi, oltre un italiano su cinque ha più di 65 anni e il numero degli ultracentenari è triplicato (nel 2015 hanno raggiunto quota 19 mila) rispetto al 2002. Italia maglia nera - Il rapporto evidenzia come in Italia non si faccia abbastanza prevenzione, cominciare dalle vaccinazioni: mancano i soldi per campagne di prevenzione e screening (in quelli oncologici le più penalizzate sono le donne). Solo il 4,1 percento della spesa sanitaria è destinato alla prevenzione, la percentuale è tra le più basse in Europa. Alcune prestazioni dovrebbero essere garantite a tutti i cittadini, ma non lo sono perché i livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea, non sono applicabili ovunque e, in particolare, nelle regioni alle prese con i piani di rientro dal deficit. Il disavanzo sanitario nazionale è diminuito passando dal miliardo e 744 milioni di euro del 2013 agli 864 milioni del 2014, ma questo a scapito dei cittadini che sono costretti a pagare sempre più prestazioni sanitarie di tasca propria. La spesa sanitaria pubblica pro capite resta stabile, 1817 euro a testa, ma molto più bassa che negli altri paesi europei. Le regioni - Anche quando si parla di salute, quindi, non c’è una Italia, ma tante quante le regioni che la compongono. Le regioni del sud sono quelle che stanno peggio in termini di mortalità e di speranza di vita e hanno i finanziamenti pro capite più bassi per la spesa sanitaria. I cittadini di Campania e Sicilia hanno un’aspettativa di vita di quattro anni in meno rispetto agli abitanti di Marche e in Trentino. La spesa pro capite più alta è in Molise, con 2226 euro, la più bassa, invece, è in Campania, con 1689 euro. Il rapporto evidenzia il consolidamento delle diseguaglianze: i divari territoriali, soprattutto tra nord e sud, sono sempre più consistenti. I dati – Sono in aumento i numeri di incidenza dei tumori prevenibili (mammella e polmone per le donne, colon retto per gli uomini), del consumo di alcol, dell’uso di antidepressivi, dei suicidi (nel 78,4 percento dei casi il suicida è uomo e le percentuali più alte sono al nord). In crescita anche il numero degli italiani che praticano sport (le regioni più sportive sono al nord, la meno sportiva di tutte è la Campania), ma, allo stesso tempo, anche il numero delle persone sovrappeso e obese (le regioni più colpite sono al sud, le meno colpite al nord). In diminuzione, invece, il numero dei fumatori (i più accaniti sono gli over 50, la regione in cui si fuma di più è la Campania e quella in cui si fuma di meno è la Calabria.