Nel mirino
Facebook, chi viene licenziato per colpa del social
Le scuse di Facebook riguardo l'esperimento condotto sulle emozioni di quasi settecentomila utenti sono state accolte, ma sono già lettera morta. I due colossi, Facebook e Twitter, sono informatori spietati e continueranno ad esserlo. Due pilastri del voyeurismo moderno, usati quasi morbosamente dalla maggior parte degli utenti per curiosare le attività e gli aggiornamenti dei loro amici, parenti, vicini di casa, divi dello spettacolo e altri ancora. Spie aziendali - Ma quello che sempre la maggior parte degli utenti non sa è che il voyeurismo, lo "spionaggio" informatico, sta diventando una pratica comune e molto desiderata anche da parte di aziende e dei marchi commerciali. Lo scopo è semplice: raccogliere dati e informazioni preziose sui profili dei loro dipendenti per valutarne la "seconda" identità-social e, nel caso, licenziarli. Privacy? Un paradosso - Privacy e social network (sopratutto il secondo) non vanno per niente a braccetto, e l'utilizzo dei social network per licenziare su due piedi ne è la prova. L'amplificazione di questo fenomeno, in continuo aumento, ha portato l'australiano Travis Megale a fondare il gruppo "Fired by Facebook", che attualmente raccoglie quasi 500 iscritti e condivide le storie di chi ha avuto guai sul lavoro per colpa del social di mister Zuckerberg. Anche in Italia, nonostante l'assenza di gruppi e la mancanza di dati precisi, sta aumentando il numero di persone pizzicate dai loro superiori con la tecnica dello spionaggio. La privacy, su Facebook, non è un'opzione da attivare o disattivare.