PSICHIATRIA
Come valutano... se stessii pazienti con depressione
La depressione è una condizione medica diffusa che viene associata a una vasta gamma di sintomi emozionali e fisici, i quali hanno un grande impatto sulla quotidianità. Le persone che soffrono di depressione possono perdere il controllo del loro umore o dei sentimenti e possono tendere a sentirsi quasi sempre giù. Di conseguenza, possono avere problemi a continuare un lavoro, a proseguire gli studi e/o a mantenere la vita familiare e i contatti sociali. Ma cosa pensano i pazienti depressi del loro stato di salute e, più in generale, della loro vita? La risposta viene da una recentissima ricerca di Doxa Pharma - “LiberaMente” – che ha coinvolto 700 pazienti con diagnosi di disturbo depressivo e gli psichiatri di 18 centri di eccellenza su tutto il territorio nazionale. Sono stati intervistati pazienti con diagnosi accertata di depressione in età lavorativa, ovvero compresa tra i 18 e i 60 anni, il 64% donne e 36% uomini, con età media di 46 anni, nella maggioranza coniugati, il 55%, e il 64% con figli. La scolarità è medio alta e l’11% vive da solo. Mediamente il paziente intervistato ha ricevuto diagnosi di depressione dal medico curante da 6 anni e ben il 43 % ha avuto tre o più episodi depressivi negli ultimi 10 anni. L’82% è solamente in terapia farmacologica, mentre il 14 % si cura sia con farmaci che con psicoterapia. I sintomi. Secondo i dati della ricerca, i sintomi con valori nella fascia medio/grave sono: tristezza manifesta 26%; tristezza riferita 29%; tensione interna 22%; riduzione del sonno 22%; incapacità di provare sensazioni 17%; pensieri pessimistici 14%; idee di suicidio 5%. Malgrado ciò, il 16% dei pazienti trascorre più di 2 anni dai primi sintomi al ricorso al medico. Il percorso tipico passa dal Medico di Medicina Generale e arriva allo psichiatra che effettua la diagnosi depressione e segue la cura. Oltre la metà si sente frustrato e deluso di se stesso e vorrebbe essere maggiormente inserito nelle relazioni sociali, mentre quasi il 50% di essi ha una bassa percezione della propria autostima e lo stato di turbamento incide nelle sensazioni di almeno un terzo dei pazienti intervistati. L’indagine Doxa Pharma evidenzia che per i pazienti depressi il ricorso ai servizi sanitari è continuo: negli ultimi 12 mesi quasi una volta al mese il malato si è rivolto al medico, il 15% è stato ricoverato ed è rimasto in ospedale mediamente per 17 giorni. I pazienti intervistati dichiarano di essere stati assenti dal lavoro, a causa della loro malattia, per oltre sei ore durante l’ultima settimana. Il 20% denuncia forti impedimenti sulle proprie attività giornaliere e un elevato grado di tensione emotiva. Il 7% ha subito mobbing per un tempo medio di 29,5 mesi. Il parere degli esperti. “Abbiamo evidenziato una condizione per il paziente depresso gravemente debilitante – spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze A.O. Fatebenefratelli di Milano – ma nonostante questo ancora oggi in Italia molte persone rimangono senza trattamento. Bisogna fare uno sforzo per garantire le cure più adeguate e assicurare il potenziamento dei servizi sul territorio, e soprattutto evitare che le risorse per la salute mentale non siano oggetto di tagli”. Secondo il presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale Antonello Bellomo, professore associato di Psichiatria, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Foggia - “L’interferenza della depressione sulla vita e sulle relazioni sociali è notevole. In particolare, è soprattutto la vita lavorativa di queste persone ad essere inficiata dalla malattia, costituendo essa una evidente causa di disabilità e di sospensione del lavoro. E’ per tale motivo che la World Health Organization già nel 2001 stimava la depressione come seconda maggior causa di disabilità nelle proiezioni per l’anno 2020”. “Nei costi indiretti della depressione è necessario considerare anche la sofferenza e l’impegno assistenziale dei familiari – aggiunge Marco Vaggi - Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze. ASL 3 Genovese – Esistono numerose evidenze che un riconoscimento precoce e un trattamento adeguato della depressione riducano nel lungo termine i costi diretti (terapie e ricoveri inappropriati) e indiretti del disturbo”. Il problema del disagio che le persone con depressione devono affrontare nella loro attività lavorativa è molto sentito, tanto che l’associazione Progetto Itaca ha dato vita ad un centro per lo sviluppo dell’autonomia socio lavorativa di persone con una storia di disagio psichico. Si tratta di un modello di integrazione sociale “Clubhouse”, elaborato da "Clubhouse International" (organismo che coordina più di 300 centri in tutto il mondo), perchè le persone affette da disagio psichico possano avere il diritto di integrarsi nella società, di realizzarsi nel lavoro, di avere amici, di essere felici. In Italia è attivo l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna: secondo Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna “il sesso femminile deve affrontare anche il profondo cambiamento di ruolo all’interno della società, che vede la donna sempre più impegnata e, quindi, sottoposta a un forte stress fisico ed emotivo: il netto aumento della quantità di lavoro e di stress cui la donna è sottoposta, i disturbi del sonno sempre più frequenti, soprattutto nelle grandi città, e l’escalation di episodi di violenza fra le pareti domestiche sono tutti fattori ad alto rischio”. (L. L.)