MOTORE SANITÀ
Piemonte, il piano di rientroe il futuro del 'Sistema Salute'
Il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e i principali attori della sanità piemontese tutti attorno allo stesso tavolo per tracciare le linee guida per il futuro del sistema sanitario della Regione. Nel corso dell’evento, organizzato da Motore Sanità a Torino, dal nome ‘Il futuro del sistema sanitario piemontese, dal piano di rientro al futuro della sanità in Regione Piemonte’ sono stati molti i temi affrontati: al piano regionale per le cronicità e la continuità terapeutica al problema del tempo delle liste d'attesa, dando inoltre spazio ad un confronto con gli esperti sull'innovazione nei vari settori della medicina. Tutto questo in un’ottica della sostenibilità, per far fronte all’innovazione che da una parte offre nuove opportunità terapeutiche ma dall'altra comporta investimenti importanti e che quindi richiede di rivedere i metodi di pagamento e di rimborso da parte del Ssr. Il convegno si è svolto con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dall’AIOP e dalla FIMMG e con il contributo incondizionato di Abbott, Amgen, RBM Assicurazione Salute, VitalAire, Allergan, Angelini, Astellas, Bristol-Myers Squibb, Merck, Novartis, Roche, Teva, Chiesi, Lundbeck, Sanofi e Takeda. “La Corte dei Conti recentemente ha ricordato che gli sforzi fatti dalla Regione Piemonte hanno portato a un buon risultato, ma bisogna mantenerlo per il futuro - ha commentato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio - All'interno di questo contesto dobbiamo risolvere i problemi più gravi della nostra sanità che sono quelli delle liste d'attesa. Le persone non possono aspettare sei mesi per fare un intervento alla cataratta o per fare una visita alla prostata. Questo problema si risolve soltanto attraverso nuovi medici. Su questo stiamo lavorando. Abbiamo aumentato del 50 per cento rispetto al passato le borse di studio pagate dal Piemonte per avere in futuro nuovi medici specializzati e soprattutto abbiamo introdotto un requisito: i piemontesi pagano la specializzazione, ma il medico specializzato si impegna a rimanere sul territorio almeno cinque anni dopo aver ottenuto la specializzazione. Sono convinto che un'analisi onesta della situazione piemontese imponga a chiunque di vedere nella reimpostazione di un rapporto pubblico-privato la soluzione dei problemi e l'impostazione della sanità del futuro, perché non ci sono altre vie. Nei prossimi tre anni vivremo uno stato di emergenza che dovremo affrontare insieme al privato piemontese, è uno stato di necessità. Noi siamo certi che il controllo della sanità debba sempre rimanere saldo nelle mani del pubblico, ma non abbiamo alcun tipo di pregiudizio pratico a che invece operativamente si possa ridefinire il rapporto che la Regione ha con il privato”. “Il settore della sanità è un settore vitale, non solo per la società civile piemontese, ma anche per la politica piemontese. Come tutti sappiamo bene, la sanità assorbe gran parte delle risorse economiche finanziarie della Regione Piemonte, eroga il maggior numero di servizi a livello regionale ed è una delle funzioni che a livello decentrato ha la maggior autonomia. Dobbiamo radunare tutto quel che di buono abbiamo, tutte le eccellenze, e ragionare non più a comparti stagni, ma come un unico grande sistema regionale. Questo vale per il rapporto pubblico-privato perché noi sappiamo dagli anni '90 che non conta la natura giuridica del soggetto erogatore dei servizi sanitari, ma la qualità della prestazione. Pubblico e privato nel sistema dell'accreditamento stanno insieme e concorrono a fornire prestazioni di qualità”, ha dichiarato Michele Vietti, presidente Finlombarda e Gruppo Santa Croce. Permangono però fondamentali nodi da sciogliere per ottimizzare l’offerta socio sanitaria piemontese come sottolineato da Rossana Boldi, Vicepresidente XII Commissione (Affari Sociali) Camera dei Deputati: "L’uscita dal piano di rientro e il cambio di maggioranza politica alla guida del Piemonte, hanno creato, giustamente, grandi aspettative nei cittadini-pazienti della nostra Regione. Essi si aspettano un cambio di passo che permetta di migliorare le prestazioni del SS piemontese, dalle liste di attesa all’accesso ai farmaci, alla migrazione sanitaria. Se pensiamo – prosegue l'onorevole - che il 70-80 per cento delle risorse sanitarie a livello mondiale è speso per le malattie croniche, che rappresenteranno nel 2020, cioè domani, l’80 per cento di tutte le patologie, è facile comprendere come la sfida, non solo per il Piemonte, sia proprio questa. La potremo vincere – conclude la vicepresidente della XII commissione - solo con la prevenzione, l’innovazione e la realizzazione di modelli integrati ospedale territorio, grazie ad una governance attenta e dinamica, che sappia guardare al futuro". (ANNA CAPASSO)