L’UNIONE FA LA FORZA

Hiv: per l’85 per cento dei pazientila terapia monocombinata funziona

Maria Rita Montebelli

L’Hiv è ancora una minaccia per la salute mondiale, ma certamente negli ultimi 20 anni la condizione di chi contrae l’infezione è cambiata radicalmente, poiché la patologia può essere gestita in modo molto efficace. Durante l’edizione 2018 della Conferenza internazionale sulle terapie per l’Hiv che si è tenuta a Glasgow, Janssen ha presentato nuovi risultati a 96 settimane dello studio registrativo di fase 3 Amber, su una terapia combinata che, in un’unica compressa rivestita con film, associa quattro principi attivi - darunavir, cobicistat, emtricitabina e tenofoviralafenamidefumarato (D/C/F/Taf) - per il trattamento dell’infezione da Hiv di tipo 1 in pazienti adulti e adolescenti di almeno 12 anni d’età, con un peso di almeno 40 kg. “Questa è un’importante tappa per garantire a coloro che vivono con l’infezione da Hiv-1 di poter beneficiare di opzioni terapeutiche personalizzate - ha commentato Kimberley Brown, study responsible scientist di Janssen research&development - Noi di Janssen rinnoviamo il nostro impegno, che portiamo avanti da 25 anni, con una costante attività di ricerca & sviluppo per realizzare soluzioni innovative che possano far diventare l’infezione da Hiv- 1 una malattia del passato”. I risultatidi Amber hanno dimostrato che l’85 per cento dei pazienti ha mantenuto la soppressione virologica (carica virale50copie/mL) a 96 settimane con la terapia combinata in mono-somministrazione giornaliera. “È la prima volta che vediamo un inibitore della proteasi performare in termini di soppressione virologica in modo analogo ai farmaci appartenenti alla classe degli inibitori dell’integrasi – ha affermato la professoressa Cristina Mussini, direttrice clinica malattie infettive del policlinico di Modena - Il mantenimento di questi risultati per 96 settimane in diverse specificità di soggetti rende questa associazione terapeutica assolutamente indicata per qualunque tipo di paziente. A questo va aggiunto anche un altro elemento positivo riscontrato dallo studio Amber, come l’elevata tollerabilità di questa associazione. Le caratteristiche tipiche di darunavir vengono esaltate dai risultati di questo studio. Il mantenimento a lungo termine dell’efficacia di questa associazione viene rafforzato anche dal fatto che stiamo parlando di una terapia che favorisce l’aderenza terapeutica del paziente. Farmaci come darunavir, che sono efficaci anche in pazienti con resistenze genotipiche alla diagnosi, consentono a noi clinici di effettuare una strategia di trattamento definita test&treat, in cui il paziente subito dopo la diagnosi viene trattato. Questo è importante soprattutto per pazienti di nuova diagnosi in stato avanzato di malattia, che rappresentano il 40 per cento dei pazienti in Italia, in quanto l’inizio precoce della terapia è stato associato a una migliore prognosi”. (MATILDE SCUDERI)