SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA (SIU)

E in Italia torna Movembermese per la salute maschile

Maria Rita Montebelli

4 milioni di patologie prostatiche benigne (alzarsi di notte e 'farsi pipì' sui piedi) e ben 35 mila tumori maligni della prostata l'anno. Numeri importanti, come quelli sulla conoscenza dei tumori alla prostata, in gran parte inattesi e che fanno pensare: gli uomini ne sanno pochissimo di prostata e di prevenzione maschile, del proprio corpo e delle cose da fare per evitare di trovarsi di fronte allo spauracchio del cancro. E l'ignoranza è una grande forma di autodifesa... I 'numeri' li ha forniti un’indagine esclusiva condotta dalla società Doxa, per conto di Janssen, tra 350 maschi italiani con più di 50 anni equamente distribuiti sul territorio, attesta una conoscenza insufficiente sul tumore della prostata, ritenuto fra i meno pericolosi. Vediamone qualcuno: il tumore alla prostata, per esempio, non fa paura: neppure al 31 per cento di maschi over 50, i più a rischio per lo sviluppo della malattia, anche nelle forme più gravi, che lo ritengono poco pericoloso così da abbassare la guardia sull’informazione, insufficiente o molto scarsa per circa il 54 per cento degli uomini e, peggio, sulla prevenzione. Il 37 per cento, infatti, non ha mai effettuato una visita specialistica dall’urologo e il 25 per cento non ha mai eseguito un esame del PSA, con un totale di 20 per cento di maschi over 50 che non si è mai sottoposto ad accertamenti mirati. E ancora: il 58 per cento non ne ha mai parlato con il medico di medicina generale o lo specialista. Deriva da qui una percezione errata – o una conoscenza personale insufficiente – di questo tumore che vede quasi 35 mila nuovi casi l'anno solo in Italia (2017), con forte probabilità per 1 uomo su 8 di incappare nella malattia nell’arco della vita. Solo 1 maschio su 2 conosce i sintomi del tumore alla prostata. Solo pochi ritengono il tumore alla prostata invalidante, con un impatto importante sulla qualità della vita e la sessualità (38 per cento circa), a rischio per la vita (57 per cento) o lo associano a cure chemioterapiche sfiancanti (53 per cento), che fanno perdere i capelli (41 per cento) e ‘obbligano’ ad andare in ospedale (70 per cento). In questo panorama critico, un dato positivo c’è: i maschi ritengono di dover essere ‘educati’ (83 per cento) sul tumore della prostata, specie riguardo la prevenzione e alle nuove cure ‘chemio free’. “Come è successo per altre patologie oncologiche in passato, oggi anche il tumore alla prostata sta vivendo il suo ingresso in una nuova era fatta di terapie più personalizzate e meno invalidanti, grazie alle quali si può cominciare a parlare di cronicizzazione della malattia. Farmaci orali a domicilio, rappresentano una valida alternativa terapeutica anche nelle forme di carcinoma prostatico più aggressivo, come quello metastatico alla diagnosi, garantendo oltre al beneficio in sopravvivenza anche una buona tollerabilità ed un miglioramento della qualità di vita”, spiega Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’Università Federico II di Napoli e direttore della scuola di specializzazione in urologia dello stesso ateneo. Con questo scopo di sensibilizzazione continua ‘Movember’, un movimento di informazione sulla salute maschile promosso da SIU e Janssen, con l’intento di fare alzare la guardia e l’attenzione sul tumore alla prostata, ancora un tabù per circa la metà degli italiani over 50. “I maschi italiani conoscono poco o affatto il tumore della prostata – aggiunge Mirone – ritenendolo nel 31 per cento dei casi fra i meno pericolosi per la propria salute, rispetto ad altri ritenuti invece i più pericolosi, come ad esempio il pancreas (47 per cento) o polmone (28 per cento). Una percezione dovuta al fatto che lo stimano curabile con vari metodi ed anche diagnosticabile con qualche esame che non ricordano di preciso. Maschi che si contrappongono alla minoranza che lo considerano, invece, un tumore molto diffuso, che limita l’uomo fisicamente, creando un importante stato depressivo e impattante sulla qualità della vita quotidiana, sessuale, compreso il bisogno di urinare spesso”. Il vero problema è  e resta quello della prevenzione: “il problema della disinformazione – spiega Mirone – che ricade pesantemente sulla prevenzione, la prima via di cura contro la malattia, tanto che 1 uomo su 3 over 50 non è mai andato dall’urologo e 1 su 4 non ha mai effettuato il PSA, con circa il 20 per cento degli over 50 che non ha mai fatto né una visita né un esame specialistico. Dati allarmanti se si considera che la fascia compresa tra 50 e over 70 è quella più a rischio per lo sviluppo del tumore alla prostata e che anche in questa classe di popolazione sono pochi gli stimoli che invitano a fare prevenzione, tra questi il timore di poter morire, avvertito dal 57 per cento dei maschi, o di poter subire una limitazione della attività quotidiane, nel 38 per cento dei casi”. “La buona notizia è che, grazie ai progressi della ricerca, anche per questa patologia abbiamo nuove prospettive in termini di terapie che hanno dimostrato di stabilizzare la malattia a lungo termine, ‘chemio free’, indicate anche in pazienti con una diagnosi di tumore aggressivo, metastatico già alla diagnosi – aggiunge Mirone – Questi casi che normalmente, fino a oggi, sono stati trattati con ormonoterapia in combinazione a chemioterapia possono essere trattati oggi con questi nuovi agenti terapeutici. È stata ora dimostrata l’efficacia del primo trattamento che combina alla terapia ormonale classica un farmaco orale a domicilio (in particolare l’abiraterone), anche nei pazienti con tumore metastatico già alla diagnosi. Questo comporta vantaggi sia in termini di tollerabilità che di qualità di vita e di impatto sulla quotidianità, aprendo la prospettiva a una possibile cronicizzazione della malattia anche nelle forme di tumore ad alto rischio, più aggressive. Gli studi effettuati su abiraterone hanno dimostrato una sopravvivenza superiore al 50 per cento dopo 41 mesi di follow-up e una riduzione della mortalità del 36 per cento rispetto al controllo”. “Movember è un’importante iniziativa che Janssen sostiene già da sei anni, ogni volta con rinnovato entusiasmo e impegno per dare seguito anche in Italia a questo movimento globale fatto da uomini per gli uomini – afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente e AD di Janssen Italia – Queste campagne dedicate alla prevenzione e alla sensibilizzazione sui tumori sono fondamentali per rafforzare la collaborazione tra società scientifiche, associazioni di pazienti e mondo dell’industria. Il nostro impegno in particolare in quest’area è significativo: basti pensare che Janssen ha ben 3 nuove molecole, attualmente in sviluppo specificatamente per tumori urologici”.  “La vera sfida per la SIU e per gli urologi in generale – conclude Paolo Verze, ricercatore di Urologia dell’Università Federico II di Napoli e membro del Comitato Scientifico della Fondazione PRO Onlus – è dunque non solo quella di sensibilizzare ma di preparare il maschio a una vera ‘cultura’ della prevenzione, che non può prescindere dal dedicarsi quotidianamente al proprio benessere attraverso uno stile di vita corretto. Bisogna sempre più avvicinarsi al “modello femminile”, perché la donna è molto più sensibile e attenta a mettere in atto ogni misura necessaria per ‘scovare’ anche patologie oncologiche in maniera precoce e tempestive per garantirsi migliore curabilità, anche con terapie mininvasive e minore impatto sulla qualità della vita”. Questa è la sfida anche di ‘Movember’, un movimento di sensibilizzazione, attivo su tutto il territorio nazionale per il mese di novembre, che si pone l’obiettivo di invertire la tendenza di disinformazione, portando il maschio ad occuparsi con attenzione della propria salute, più precisamente delle problematiche attinenti all’apparato uro-genitale, tumore della prostata compreso. “Europa Uomo Italia – conclude la presidente Maria Grazia De Cristofaro – ringrazia Janssen per il sostegno alle campagne di informazione e sensibilizzazione sul tumore alla prostata: è infatti indispensabile stabilire un’alleanza fra il volontariato, le istituzioni e il settore privato per colmare il divario di conoscenza rispetto ai tumori che colpiscono il genere femminile. Proprio per questa ragione, Janssen è al nostro fianco anche per la campagna Novembre Azzurro – fai luce su di te – che utilizza il linguaggio semplice e potente dell’arte per parlare in modo diretto di un tema così delicato e complesso”. (EUGENIA SERMONTI)