EUREKA!

Se una ‘scossa creativa’apre prospettive nuove

Maria Rita Montebelli

La creatività non è esclusivo appannaggio di artisti e designer: ognuno di noi la usa quotidianamente per elaborare e trovare rapidamente soluzioni alternative ai problemi della vita di tutti i giorni. Eppure i circuiti cerebrali che controllano la creatività e la capacità di trovare soluzioni anche intuitive sono ancora quasi del tutto ignoti. La loro conoscenza, a parte il potenziamento cerebrale e artistico nel soggetto normale, può avere rilevanti implicazioni per migliorare le prestazioni cognitive nei soggetti affetti da demenza come la malattia di Alzheimer o patologie correlate. Al fine di mettere a punto un metodo per i pazienti, un gruppo di ricercatori del centro ‘Aldo Ravelli’ per le terapie neurologiche dell'università di Milano - dipartimento di scienze della salute  - presso  l'azienda socio-sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo di Milano coordinato dal professor Alberto Priori, in collaborazione con la fondazione Ca' Granda policlinico di Milano hanno testato preliminarmente in un gruppo di 31 soggetti normali, di età compresa fra i 20 e i 42 anni, gli effetti sui processi creativi di una tecnica basata sull’applicazione di debolissime correnti elettriche sul cuoio capelluto in corrispondenza del lobo temporale per qualche minuto. Tale tecnica, messa a punto in Italia venti anni fa e ora in uso in tutto il mondo per trattare molte tipologie di disturbi neuropsicologici, congeniti, degenerativi, è conosciuta come transcranial direct current stimulation (Tdcs), è indolore e del tutto non invasiva. Gli esperimenti, appena pubblicati on line sul Journal of Creativity, mostrano che la stimolazione selettiva in corrispondenza del lobo temporale sinistro aumenta del 20 per cento la capacità di insight - ovvero di trovare soluzioni intuitive a problemi - misurata tramite il test delle associazioni remote (Rat). Questo compito attiva specificatamente quell’abilità che ci permette, tra tutte le combinazioni possibili, di sfruttare un indizio per trovare la soluzione corretta del problema ed implica il coinvolgimento di ampie reti lessicali e semantiche unitamente alla messa in campo di abilità esecutive e di memoria di lavoro. Diversamente, la stimolazione Tdcs finta applicata nel corso dell’esperimento oppure su una diversa area cerebrale non produceva alcun effetto. “il nostro studio - ha osservato la dottoressa Fabiana Ruggiero, ricercatrice del team coordinato da Priori – ha approfondito l’aspetto del processo creativo legato al pensiero convergente, ovvero quel momento esatto in cui l’intuito genera un nesso associativo, ’Eureka!’ ed ha dimostrato come questo possa essere modulato tramite la Tdcs”. I dati dei neuroscienziati milanesi nei soggetti normali aprono prospettive interessanti sulla modulazione della creatività e dell’intuito, con possibili implicazioni di natura etica da una parte e clinica dall’altra. (MATILDE SCUDERI)