SOCIETÀ ITALIANA DI TOSSICOLOGIA (SITOX)
Il pericolo viene dal mare (ma anche dall’acquario!)
Acquari pericolosi. È proprio vero che i pericoli si nascondono nei luoghi più impensabili, ma avreste mai pensato che un organismo bello e delicato come il corallo – usato per altro nella confezione di splendidi gioielli - potesse essere tossico? Ad aprile l’appassionato di pesci tropicali Chris Matthews, 27 enne inglese dell’Oxfordshire è rimasto intossicato con la sua famiglia dopo aver pulito il suo acquario. Scrostando una roccia coperta di corallo ha causato inavvertitamente il rilascio in atmosfera di palitossine. L’intera famiglia, compresi i due cani, ha accusato sintomi simili all’influenza ed è stata ricoverata. Si tratta di uno dei numerosi casi di cronaca, tra i più recenti, che riporta una intossicazione da tossine marine. Con il miglioramento della tecnologia in acquariofilia e la possibilità di coltivare specie provenienti da habitat fino a poco tempo fa difficili da riprodurre, negli ultimi anni abbiamo assistito a un boom del commercio di coralli dagli Stati Uniti. Ma se non viene eseguita con alcune cautele la manutenzione di certi acquari può diventare pericolosa. I coralli ‘incriminati’ più commerciati sono dei generi Palythoa e Zoanthus, capaci di produrre palitossine. Poiché questi pur bellissimi esemplari sono infestanti, durante le operazioni di eradicazione e pulitura con acqua calda le persone che inalano i vapori possono manifestare sintomi di diversa entità come tosse, difficoltà respiratorie e febbre oltre i 38°C. Nel caso di manifestazioni di effetti tossici è bene consultare un medico, mentre a scopo preventivo è importante fare la manutenzione degli acquari utilizzando guanti resistenti e possibilmente lunghi, mascherine e occhiali protettivi. Per eliminare le colonie infestanti di coralli è bene non usare mai acqua calda. Non solo coralli. Il pericolo non è confinato soltanto negli acquari, ma è presente anche sulle coste italiane con l’arrivo dei mesi caldi, da quando la tropicalizzazione del clima favorisce il fiorire di alghe bentoniche che producono tossine anche alle nostre latitudini. In tali condizioni è possibile inalare queste tossine quando ci si bagna e/o ci si espone all’aerosol marino, costituito dalla miriade di goccioline d’acqua sospese in aria, generato dalle onde che si infrangono sulla riva. La cronaca ricorda già un evento di questo tipo quando nel 2005 l’alga Ostreopsis ovatafiorì nel mar Mediterraneo e circa duecento persone nelle località intorno a Genova si intossicarono. Di queste una quarantina fu ricoverata in ospedale. In Italia Ostreopsis ovata è presente in molte acque costiere con fondali a prevalente natura rocciosa,prediligendo acque calme, calde e con buona luce. È stata segnalata lungo le coste genovesi, quelle tirreniche laziali, nelle acque dell’Emilia Romagna, quelle ioniche e dell’Alta Toscana, nonché in Sicilia, Puglia, nel mare di Gaeta e nell’Alto Adriatico, qui ovunque tranne in Veneto. Alghe come Ostreopsis ovata hanno dimensioni che vanno dai 30 ai 70 micrometri (1 micrometro equivale a un millesimo di millimetro) e sono quindi invisibili a occhio nudo. In particolari condizioni climatiche però proliferano sino a costituire una massa ben riconoscibile, quando in mare si formano ampie chiazze bruno-rossastre e qualora la fioritura di queste alghe sia seguita dalla produzione di palitossine i bagnanti ne sono facilmente esposti. Analogamente al caso dei coralli la sintomatologia dell’intossicazione è nota: febbre oltre i 38°C, congiuntiviti, rinorrea, tosse e problemi respiratori anche gravi, dermatiti da contatto, in qualche caso anche nausea e vomito. In presenza di queste ‘maree rosse’, simili a mucillagini, è bene allora non bagnarsi e stare lontani almeno 100 metri dalla riva. Occhio al piatto! L’esposizione non avviene soltanto frequentando il mare in momenti sfortunati, infatti le tossine marine prodotte da alghe possono facilmente entrare nella catena alimentare e arrivare al piatto. In particolare molluschi - soprattutto mitili - e ricci filtrano, accumulano e dunque concentrano tossine dal mare. Ecco perché è bene evitare il fai-da-te nella raccolta, per esempio di cozze dalle rocce, ricci e altri organismi. Meglio invece affidarsi al pescato dei punti vendita tradizionali. (MATILDE SCUDERI)