THINK HEART WITH GISE

Un paziente su 3 non accedealle metodiche transcatetere

Maria Rita Montebelli

È arrivata alla terza edizione l’iniziatica ‘Think heart with Gise’: quest’anno l’appuntamento annuale organizzato dalla Società italiana di cardiologia interventistica (Gise) ha come focus un problema molto grave, quello dell’accesso alle cure da parte di una consistente parte della popolazione. Ben un terzo dei pazienti, circa un milione di persone, non ha infatti accesso alle tecniche interventistiche percutanee mini-invasive, un progresso nel campo dell’interventistica cardiovascolare che ha contributo sensibilmente a garantire il mantenimento e il miglioramento dello stato di salute della popolazione. Eppure sussistono significative disparità territoriali legate alla frammentazione a livello regionale del Servizio sanitario nazionale per mancata applicazione delle raccomandazioni internazionali. Grazie al confronto fra esperti e rappresentanti delle istituzioni, si intende trovare una strada per ridurre le difficoltà di accesso alle procedure transcatetere - senza cicatrici - per migliorare il percorso di cura del paziente. La testimonianza diretta di pazienti, che hanno beneficiato di queste procedure, rimarca l’intento del Gise di porre il paziente al centro del sistema.  “L'Italia può vantare grande esperienza e professionalità nell'area della cardiologia interventistica, che si può definire di eccellenza – afferma Giuseppe Tarantini, presidente Gise – Tuttavia è ancora necessario lavorare per favorire un accesso più allargato alle metodiche percutanee mini invasive che al momento, nel nostro paese, sono ancora sottoutilizzate rispetto alla media degli altri paesi europei, ponendo l'Italia non ancora ai primi posti in questo settore, con conseguente sotto-trattamento dei pazienti". La road map di Gise. La frammentarietà dei meccanismi di finanziamento, l’assenza di appropriati meccanismi di codifica e rimborso e la mancanza di una chiara governance regionale in materia di innovazione tecnologica, possono essere annoverate tra le cause della disomogeneità di trattamento e di accesso agli standard minimi di cura  e costituiscono punti di attenzione per le istituzioni sanitarie. Ecco perché, anche tramite ‘Think heart’, Gise intende stimolare il dibattito su questo tema con le diverse istituzioni presenti al tavolo di discussione presentando un percorso strategico - una roadmap - con cui promuovere la risoluzione delle barriere precedentemente elencate. In sintesi: - Rilanciare l’attività di supporto alla diffusione delle Linee guida ministeriali sulla codifica; - Pubblicare e promuovere la diffusione di Linee guida Gise; - Lavorare all’accreditamento delle società scientifiche all’interno del Piano nazionale esiti e del Piano nazionale Health tecnology assessment (Hta), attraverso un’interlocuzione diretta con Agenas - Rafforzare la posizione di Gise a livello istituzionale e la sua presenza ai tavoli decisionali regionali e nazionali; - Contribuire ad una corretta diffusione delle informazioni sull’impatto clinico, sociale ed economico delle patologie strutturali cardiache a decisori e pazienti; - Identificare, mediante il confronto con le istituzioni, i percorsi diagnostico-terapeutici che garantiscano appropriatezza clinica e gestionale con livelli di cura  omogenei su tutto il territorio italiano. La road map sarà inoltre focalizzata su 4 procedure chiave: la procedura di impianto transcatetere della valvola aortica (Tavi), riparazione della valvola mitrale con la tecnica percutanea, chiusura dell’auricola sinistra (Laao),  valutazione della riserva frazionale di flusso (Ffr). Tutte queste procedure  migliorano la sopravvivenza dei pazienti e la loro qualità di vita, rappresentando un’alternativa valida all'intervento cardiochirurgico tradizionale e sono una soluzione per i pazienti che non hanno possibilità di trattamenti alternativi. (EUGENIA SERMONTI)