NUOVE SCOPERTE

Amiloidosi: svelato il meccanismoall'origine di numerose patologie

Maria Rita Montebelli

Numerose malattie - come la malattia d’Alzheimer o quella di Parkinson - sono riconducibili alla formazione di amiloidosi, un fenomeno patologico che determina la perdita di struttura in una data proteina, con la formazione di fibre allungate e robuste (fibrille amiloidi), che si depositano nell’organismo con effetti nocivi per gli organi interessati e per la salute generale. Uno studio pubblicato su ‘Nature Communications’, chiarisce le basi molecolari di una grave e incurabile malattia genetica individuata nel 2012 causata da amiloidosi, aprendo così la strada alla comprensione anche di altre patologie. Lo studio. Lo studio è stato coordinato da Stefano Ricagno e Carlo Camilloni del dipartimento di bioscienze dell’università Statale di Milano, nell’ambito di una collaborazione internazionale con il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) e la Scuola normale di Lione, l’University college di Londra, l’università di Cambridge e lo European synchrotron radiation facility di Grenoble. La proteina beta‐2 microglobulina mutata in posizione 76 perde la sua stabilità e aggrega formando vasti depositi di fibre amiloidi nei tessuti dei pazienti affetti - fegato, milza, reni, ghiandole salivari - causando da problemi cronici di disfunzionalità intestinale ad elevato calo ponderale. Le caratteristiche biochimiche causa dell’elevata tendenza all’aggregazione tossica erano ancora ignote. Il team scientifico si è concentrato sull’individuazione delle caratteristiche biochimiche e biofisiche peculiari del mutante tossico rispetto alla proteina presente in persone sane. Lo studio dimostra che la mutazione rende la struttura della proteina meno stabile e soprattutto più dinamica facendo sì che le molecole perdano facilmente la propria struttura e formino delle fibrille amiloidi tossiche per l’organismo del paziente. Tutte le malattie dipendenti da amiloidosi - circa trenta descritte ad oggi - pur avendo cause e sintomi differenti, hanno in comune il meccanismo con il quale una proteina diversa per ciascuna malattia perde forma e funzione fisiologiche, e si deposita in ammassi fibrosi‐amiloidi in diverse sedi dell’organismo. Queste malattie hanno un decorso progressivo, e molte di esse provocano gravi disturbi e la morte dei pazienti. Non esiste una terapia risolutiva per alcuna di queste malattie. “Questo è un risultato molto importante - spiega Stefano Ricagno - Dopo aver partecipato all’équipe che scoprì la malattia sei anni fa, abbiamo voluto cercare di capire a fondo le basi molecolari della patologia. Dal punto di vista tecnico abbiamo messo a punto un approccio sperimentale multidisciplinare che ha dato ottimi risultati e che potrà essere utilizzato per studiare altre proteine tossiche. Uno degli ostacoli maggiori alla creazione di una cura per questa malattia, come del resto per le altre malattie da amiloidosi, è la scarsa comprensione dei meccanismi di tossicità. Noi con questo lavoro abbiamo fatto un grosso passo avanti”. (MATILDE SCUDERI)