ONCOEMATOLOGIA

“Con la tecnologia Car-t si scriveun nuovo capitolo dell’oncologia”

Maria Rita Montebelli

Esiste un prima e un dopo nelle terapie oncologiche e l’evento che ha cambiato le regole del gioco - a vantaggio di medici e pazienti - è stato l’avvento della terapia cellulare. In particolare, nell’ambito dei tumori ematologici, dà ottime speranze Car-t, acronimo che sta per Chimeric antigen receptor t-cell, una tecnologia in grado di riprogrammare i linfociti T in modo che possano combattere il tumore dall'interno. Un approccio che è riuscito a ridare speranze a pazienti altrimenti destinati a morire e che, si spera, potrà essere modello per terapie in grado di debellare anche altri tipi di tumore. Questa tecnologia è già approvata negli Stati Uniti grazie agli studi clinici, che hanno recentemente dimostrato tassi di sopravvivenza oltre 5 anni. Di questa innovazione e delle sue applicazioni nel campo dell'oncoematologia si è discusso a Milano durante il media tutorial ‘Car-t e terapia cellulare: la nuova frontiera della lotta al tumore’. Finora i principali risultati sono stati raggiunti su pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta (Lla) e linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl): due successi importanti per quei pazienti per i quali i farmaci tradizionali non avevano più efficacia. “È vero che la cura dei tumori infantili rappresenta un importante esempio di successo della ricerca scientifica medica: basti pensare che oltre 50 anni fa la probabilità di guarigione dei bambini con diagnosi di Lla era inferiore al 10 per cento e che invece oggi supera l’85 per cento - afferma Franca Fagioli, presidente dell’Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica (Aieop) e direttore di oncologia pediatrica, dell’ospedale infantile Regina Margherita, Torino - Purtroppo però c’è ancora un 15 per cento di pazienti in cui i risultati non sono soddisfacenti. È fondamentale introdurre nuovi farmaci e nuovi schemi di trattamento, ma anche studiare strategie terapeutiche innovative e di qualità, sicure ed efficaci”. Car-t. Grazie a questa tecnologia, i linfociti T del paziente, cellule del suo sistema immunitario, vengono prelevati e programmati in laboratorio per riconoscere una particolare sostanza presente sulla superficie delle cellule tumorali; nel caso della Lla e del Dlbcl questa molecola è la stessa, ossia il Cd19. Una volta re-infusi nel paziente, i linfociti T ingegnerizzati scovano e attaccano le cellule tumorali. “I risultati più recenti della terapia Car-t per la cura della Lla recidivante o refrattaria sono quelli dello studio Eliana, che ha coinvolto 25 centri a livello internazionale e 75 pazienti in età pediatrica o giovani adulti in recidiva o resistenti alla chemioterapia - ha spiegato Andrea Biondi, direttore della clinica pediatrica dell'università di Milano Bicocca, Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma(Mbbm) ospedale San Gerardo, Monza, uno dei centri che ha partecipato allo studio - A tre mesi dall'infusione, l'81 per cento dei pazienti era in remissione, dopo sei mesi l'80 per cento e dopo 12 mesi il 59 per cento”. La disponibilità. Sulla base dei risultati ottenuti nell'ambito dello studio Eliana, la terapia Car-t prodotta da Novartis, tisagenlecleucel, ha ricevuto nell'agosto 2017 l'autorizzazione da parte della Food and drug administration (Fda) per i bambini e i giovani adulti con Lla di tipo B, refrattari o recidivanti dopo almeno due linee di terapia.“La terapia con cellule Car-t rappresenta un’importante opportunità per tutti quei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta B-cellulare che non avrebbero altre possibilità di cura dopo il fallimento delle terapie attualmente disponibili -aggiunge Franco Locatelli, direttore del dipartimento di onco-ematologia pediatrica, terapia cellulare e genica dell’ospedale Bambin Gesù di Roma e professore ordinario di pediatria all’università di Pavia - Fino a cinque o sei anni fa non avremmo potuto immaginare questi risultati ma, grazie agli anticorpi monoclonali prima e ora alle cellule Car-t, disponiamo di nuove armi che agiscono in maniera completamente diversa da quelle precedenti. Stiamo vivendo l’inizio di una nuova era e si aprono nuove prospettive che potrebbero portare nuove speranze ai pazienti”. Il linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl). In parallelo ai risultati ottenuti per la Lla, sono state avviate sperimentazioni cliniche per provare l'efficacia di tisagenlecleucel in un'altra patologia in cui Cd19 risulta particolarmente espresso: il linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl), una forma di linfoma non Hodgkin (Lnh) molto aggressiva e difficile da trattare. Lo studio registrativo Juliet valuta la sicurezza ed efficacia di tisagenlecleucel nei pazienti con Dlbcl. “Applicheremo anche nei pazienti con Dlbcl la terapia che è già stata sperimentata con successo nei pazienti con Lla - ha spiegato Umberto Vitolo, direttore della struttura complessa di ematologia,Città della Salute e della Scienza di Torino - la terapia con CartT ha ottenuto risultati molto soddisfacenti nella popolazione di pazienti affetta da linfoma diffuso a grandi cellule B. La sperimentazione clinica sta proseguendo e si sta esplorando la possibilità di applicazione della tecnologia Car-t anche per altri tipi di linfomi e patologie ematologiche”. La European medicine agency (Ema) sta valutando con procedura accelerata tisagenlecleucel per entrambe le indicazioni, Lla e Dlbcl. (MATILDE SCUDERI)