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Vittime talidomide, pochi giorni per richiedere indennizzo

Roma, 19 dic. (AdnKronos Salute) - Le vittime del talidomide avranno meno di una settimana di tempo per richiedere il riconoscimento dell'indennizzo. Il decreto firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha esteso il range per ottenere il vitalizio - che prima era prerogativa dei nati fra il 1959 e il 1965 - anche ai nati nel 1958 e nel 1966. Per ottenere il vitalizio, le vittime avranno tempo solo fino al 24 dicembre. "Furono migliaia i bambini nati in quel periodo con gravi malformazioni agli arti a causa del farmaco tedesco anti-nausea commercializzato dall'azienda tedesca Chemie Grünenthal", ricorda l'Osservatorio malattie rare in una nota, che ribadisce come "la storia dei talidomidici italiani sia stata completamente dimenticata". "La Chemie Grünenthal - puntualizza Omar - ha risarcito solo le vittime tedesche, inglesi e scandinave, motivando la decisione con il fatto che in Italia il farmaco fosse commercializzato da altre sette aziende, con una quindicina di nomi diversi. Ciò che poi è stato ottenuto, 50 anni dopo, è il frutto di una lunga battaglia combattuta dall'associazione dei talidomidici Tai Onlus". "Lo Stato si è mosso con colpevole ritardo, e solo grazie a noi - denuncia a Omar il presidente onorario di Tai Onlus, Nadia Malavasi - Siamo l'unica associazione che è riuscita a far cambiare le leggi, ma è stato un percorso lungo e difficile. La prima tappa è stato il riconoscimento a livello giuridico della sindrome, nel 2006: prima di quella data non esisteva ufficialmente alcun talidomidico. Eppure, già nel 1972, Emilio Fede girò un reportage per la Rai. Tutti i ministri della Sanità dal dopoguerra al 2006 ne erano al corrente, ma hanno sempre nascosto la polvere sotto il tappeto". Solo in quell'anno, infatti - ricorda Omar - il ministro della Salute Francesco Storace dispose l’esenzione dal ticket sanitario per le prestazioni correlate alla sindrome, e quella dalle visite di controllo per gli accertamenti delle invalidità permanenti, inutili e umilianti per i talidomidici. Poi, finalmente, la legge n. 244 del 24.12.2007 stabilì un indennizzo mensile a favore delle persone affette nate dal 1959 al 1965. Per loro, dieci anni dopo la legge 244, e quindi il prossimo 24 dicembre, scadrà il termine per presentare domanda al ministero. "Abbiamo già richiesto un incontro al ministero per chiedere una proroga - prosegue Nadia Malavasi - perché questa possibilità non è stata minimamente pubblicizzata e tanti talidomidici non ne sono a conoscenza. La nostra associazione è comunque pronta ad assistere e consigliare tutte le persone che intendono presentare domanda. Anche le persone nate al di fuori di questo periodo di tempo con malformazioni compatibili con la sindrome, quindi negli anni in cui il talidomide continuava a circolare nonostante fosse stato bandito, avranno la possibilità di richiedere l'indennizzo". "Secondo i nostri avvocati, però - sottolinea Malavasi - il regolamento attuativo del decreto presenta molte contraddizioni ed è eccessivamente rigido nei criteri per accertare il nesso causale fra l'assunzione del farmaco e la malformazione. Fra l'altro giudichiamo la tabella dei rimborsi discriminante, poiché prevede una differenza minima di indennizzo fra chi è privo sia di braccia che di gambe e chi ha malformazioni molto meno invalidanti". Oggi la vita di un talidomidico è molto diversa da quella di cinquant'anni fa: "Quando ero una bambina - ricorda la presidente Tai Onlus - mia madre mi insegnò a leggere e a scrivere prima di entrare alle elementari, per convincere la maestra ad accettarmi in una scuola 'normale'. In quegli anni, infatti, non potevamo frequentare neppure gli asili, per non turbare gli altri bambini. Oggi la situazione è migliorata, ma resta comunque un divario fra l'Italia e, ad esempio, la Germania o altri Paesi europei, dove i talidomidici ricevono un indennizzo molto maggiore, hanno diritto alle modifiche per le automobili e ai mezzi pubblici gratuiti", conclude.