SOCIETÀ ITALIANA DI DIABETOLOGIA (SID)

“Bisogna puntare tutto sulle donne per fermare l’avanzata del diabete”

Maria Rita Montebelli

Si terrà il 14 novembre la Giornata mondiale del diabete, occasione importante per far conoscere meglio questa grave ma sottovalutata patologia. Come ogni anno la Società italiana di diabetologia (Sid) sarà in prima linea nella promozione di iniziative in grado di innalzare il livello di awareness in tutte le fasce di popolazione, anche grazie a partenariati d’eccellenza, come quello con Federfarma – grazie al quale, nelle oltre 7600 farmacie aderenti, ci sarà la possibilità di effettuare degli screening gratuiti del diabete settimana a cavallo della giornata mondiale – oppure quello con la Fondazione diabete ricerca, che ha permesso la realizzazione della campagna ‘Sfidiamo il diabete’che vede anche la collaborazione dei supermercati Esselunga per i prossimi sei mesi; un’iniziativa quest’ultima mirata a raccogliere fondi per la ricerca indipendente, più che mai vitale in Italia che si svolge in un luogo molto importante per la prevenzione, perché le sane abitudini di vita a tavola cominciano dal momento in cui si fa la spesa e si scelgono i giusti alimenti. “Quest’anno – ricorda il professor Giorgio Sesti, presidente dellaSid– la Giornata mondiale del diabete cade nel trentennale dell’approvazione della legge 115/87 che ha sancito per la prima volta la necessità di svolgere azioni rivolte alla prevenzione e alla diagnosi precoce della malattia diabetica, al miglioramento delle modalità di cura dei cittadini diabetici, alla prevenzione delle complicanze, alle agevolazioni per l’inserimento dei diabetici nelle attività scolastiche, sportive e lavorative e al reinserimento sociale dei cittadini colpiti da gravi complicanze, al miglioramento dell’educazione sanitaria della persona con diabete e della sua famiglia e all’aggiornamento professionale del personale sanitario addetto ai servizi diabetologici. Grazie al modello assistenziale della legge 115/87 basato sui team diabetologici si è potuto gestire efficacemente la malattia con benefici effetti sulle complicanze del diabete, sull’aumento dell’aspettativa di vita e sul miglioramento della qualità di vita”. Il focus di quest’anno sarà sulle donne, tuttavia non si parlerà solamente di donne con il diabete, ma anche donne contro il diabete: “L’unico vero modo di arrestare il dilagare del diabete di tipo 2 – afferma infatti il professor Enzo Bonora, presidente della Fondazione diabete ricerca – è un impegno massiccio delle donne: sono loro che si occupano dei pasti nella maggior parte delle famiglie, loro che possono far cambiare alcune abitudini diffusissime e poco salutari, loro che possono promuovere l’attività fisica dei propri figli e nipoti. E dipende da loro anche il sostegno alla ricerca: ai supermercati Esselunga vanno loro e sono loro che possono donare per sostenere la ricerca indipendente sul diabete”. Nel mondo 1 donna su 10 ha il diabete, cioè circa 200 milioni, che le stime proiettano a 313 milioni entro il 2040. E il diabete non è tenero con le donne, visto che ne porta a morte 2,1 milioni ogni anno, collocandosi così al nono posto tra le principali cause di morte nel mondo. In Italia le donne con il diabete sono circa 2 milioni. Le complicanze di questa condizione, anche se con qualche differenza, sono le stesse che per gli uomini: rischio di perdere la vista per la retinopatia, di amputazioni, di andare in dialisi per l’insufficienza renale, di morire per un infarto o per un ictus. Ma il diabete per le donne può significare anche difficoltà a concepire un figlio (2 donne su 5 di quelle con il diabete sono in età riproduttiva, ricorda l’International diabetes foundation) e devono fare più attenzione delle altre durante la gravidanza per la loro salute e quella del bambino. Una gravidanza su 10 in Italia è inoltre insidiata dal diabete gestazionale, condizione ancora poco conosciuta e ricercata attraverso lo screening con la curva da carico glucidico, che mette a serio rischio la salute di madre e del figlio. È il gender gap relativo alla cura di tutte le malattie, penalizzante per le donne, è rintracciabile anche nel diabete. Barriere ‘rosa’ alla diagnosi e alle terapie si ritrovano soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma sono presenti, anche se in maniera meno marcata, anche nel nostro Paese, come si può desumere dai dati dell’ultimo report Arno-diabete, realizzato dalla Sid in collaborazione con il Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell'Italia Nord Orientale (Cineca). Ma le donne non sono solo vittime di questa condizione, possono diventare importanti strumenti di cambiamento a casa e nel lavoro. La percentuale dei camici rosa è destinata a prevalere sui maschi nel prossimo futuro e già le professioni di infermiere e dietista sono in stragrande maggioranza di appannaggio delle donne. Sono soprattutto le donne ad assistere gli anziani in casa e nelle Residenze sanitaria assistenziali (Rsa), sono le donne a preparare i pasti, a somministrare farmaci, a misurare le glicemie, a somministrare l’insulina agli anziani in casa. Il 20 per cento delle persone con diabete in Italia ha più di 80 anni e spesso dipende da donne care giver. Insomma sia le donne con diabete che quelle che non svilupperanno mai questa condizione sono determinanti per promuovere il cambiamento, indirizzando verso corretti stili di vita tutta la famiglia e imparando a conoscere e a far conoscere il vero volto del diabete. (MATILDE SCUDERI)