DIABETE
Bimbi col diabete dei grandi: istruzioni per l’uso
E ancora una volta è colpa dell’obesità. Di quella dei più piccoli questa volta, ingrassati a forza di junk food e bibite dolci, ma anche della scarsa informazione dei genitori. Gli Stati Uniti il problema lo conoscono, e bene, da molti anni. Ma anche da noi in Europa lo tsunami obesità è già arrivato e in Italia si sta trovando proprio bene se, come indicano i dati di OKkio alla Salute del Ministero della Salute, il 23% dei bambini delle elementari è in sovrappeso e l’11% obeso. Troppe calorie e troppo screen time, cioè troppo tempo passato davanti a computer, videogiochi e televisione. Ma anche troppa poca attività fisica, che invece a quest’età non dovrebbe essere meno di un’ora al giorno. E così, tra un dolcetto e un pacchetto di patatine fritte, le gote dei bimbi sono sempre più floride e le conseguenze stanno andando oltre le peggiori aspettative. L’obesità non solo mette un’ipoteca sulla salute futura; i problemi li crea da subito. Da anni pediatri e diabetologi stanno registrando uno strano fenomeno: nei loro studi vedono sempre più bambini col diabete dei grandi, cioè di tipo 2, quello legato all’obesità e alle errate abitudini di vita. “Prima di questa ondata di obesità infantile – spiega Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia, SID - il diabete che si osservava nei bambini era solo quello di tipo 1, una malattia autoimmune che distrugge in breve tempo le cellule del pancreas deputate alla produzione di insulina, l’ormone che controlla i livelli dello zucchero nel nostro sangue (glicemia).” Il diabete di tipo 2 nei bambini è invece una malattia per molti aspetti inedita, che merita dunque un’attenzione particolare. Per questo gli esperti americani sono scesi in campo, dettando le istruzioni per l’uso di questa malattia dei grandi che sta facendo sentire sempre più la sua presenza tra bambini e adolescenti e lo hanno fatto con delle linee guida che saranno pubblicate sul numero di Febbraio della rivista ‘Pediatrics’. Sono le prime linee guida in assoluto su questo argomento e sono state redatte a più mani dall’American Academy of Pediatrics in collaborazione con l’American Diabetes Association, la Pediatric Endocrine Society, l’American Academy of Family Physicians e l’Academy of Nutrition and Dietetics. Tra i vari problemi da affrontare nel trattare il diabete di tipo 2 nei bambini, c’è l’assoluta mancanza di esperienza dell’uso di farmaci antidiabetici, che non siano l’insulina e la metformina, nei bambini. Di antidiabetici in compresse ne esistono tante classi, ma mancano studi condotti sui bambini (perché finora non è mai stato necessario farli). E’ per questo che le uniche terapie consigliate dalle linee guida dei pediatri americani sono solo queste due ben collaudate. L’insulina viene consigliata nei casi in cui non è chiara la diagnosi tra diabete di tipo 1 e tipo 2 (per fare diagnosi di ‘tipo 1’ bisogna dimostrare nel sangue del piccolo paziente la presenza di anticorpi anti-insule pancreatiche ma per avere il risultato di questo esame possono volerci anche dieci giorni); quando il piccolo paziente ha dei valori di glicemia altissimi o quando il paziente si presenta in chetoacidosi, una delle più gravi complicanze dello scompenso diabetico. La terapia con metformina è considerata di prima scelta in tutte le altre condizioni, e viene prescritta insieme ad un cambiamento radicale dello stile di vita, comprendente in primo luogo indicazioni dietetiche, oltre ad un programma di attività fisica. Molta attenzione viene dedicata in queste linee guida proprio agli aspetti di uno stile di vita salutare, nel tentativo di correggere quello che le errate abitudini alimentari e la sedentarietà hanno squilibrato. “Proprio le generazioni più giovani – commenta Del Prato - stanno pagando lo scotto maggiore di questi cambiamenti di vita: attività sedentarie, televisione, computer, giochi elettronici tutto contribuisce a ridurre l’attività fisica nei nostri ragazzi. A questo si unisce un’insana abitudine a un uso eccessivo di bevande zuccherate, di alimenti preconfezionati, di colazioni saltate e il ricorso a merendine e spuntini vari. Oggi si stima che su ogni 10 bambini ai quali viene diagnosticato il diabete, 2 hanno un diabete tipo 2, condizione pressoché sconosciuta in questa età fino a qualche anno fa”. E il diabete di tipo 2 nei bambini, non è solo una declinazione ‘in piccolo’ della corrispondente malattia dei grandi. Per tanti versi sembra proprio un’altra forma di diabete, ancora tutta da studiare. Per queste le linee guida americane sono un primo importantissimo passo.Ma anche un’amara sconfitta. “Vuol dire – commenta il professor Del Prato - che per un’incapacità di trasmettere concetti di salute adeguati e di arginare il fenomeno obesità siamo costretti a pensare a quale farmaco cominciare a somministrare a un bambino, che dovrà continuare ad assumerne sempre di più per gli anni a seguire, nel tentativo di evitare le conseguenze del diabete e cioè le complicanze a carico di occhi, nervi, rene, cuore e vasi. Tutto questo deve far riflettere con grande attenzione perché non può e non deve essere questa l’eredità che lasciamo ai nostri figli. La battaglia contro il diabete va condotta innanzitutto con una forte azione educativa su tutta la popolazione, sui ragazzi e i loro genitori. Abbiamo inoltre bisogno di capire ancora meglio quali sono i meccanismi che favoriscono la comparsa di questa forma di diabete e quali siano i migliori punti di attacco che garantiscano efficacia, senza esporre il bambino a rischi dovuti al farmaco. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo con una forte attività di ricerca medica, che deve essere adeguatamente sostenuta con un impegno comune. Il nostro Paese continua a produrre ricercatori di eccellenza. Il loro lavoro, la consapevolezza di tutti dovrebbero essere la via migliore per vincere una battaglia che invece in questo momento sta solo preoccupando”. (LAURA MONTI)