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Italiani in affanno

Sono già 7 milioni gli italiani affetti da asma, enfisema, bronchite cronica; a questi se ne aggiungono ogni anno altri 300 mila

Maria Rita Montebelli
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E' un esercito il numero degli italiani che rimane senza fiato a causa della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)* e dell'asma**: 7 milioni di persone, alle quali ogni anno se ne aggiungono altre 300mila. Eppure secondo un sondaggio Doxa, solo un italiano su due sa cos'è l'asma e appena uno su dieci sa cosa si cela dietro la sigla BPCO. Ma anche i diretti interessati, quelli che soffrono di queste malattie respiratorie croniche, non sembrano aver compreso bene la loro patologia, né come si cura: uno su tre ritiene infatti che gli spray utilizzati per erogare i farmaci anti-BPCO e anti-asmatici siano terapie non adeguate, blande o addirittura non efficaci. Col risultato che 2,3 milioni di questo esercito di ‘affannati' non usano proprio i farmaci in versione ‘spray' e altri 2,7 milioni li usano a singhiozzo, in pratica solo come terapia d'emergenza. Eppure la maniera migliore per curare queste malattie respiratorie – ricordano gli esperti – è proprio quello di andarle a combattere sul loro campo, nel modo più mirato possibile, cioè facendo arrivare i farmaci direttamente nell'albero respiratorio. Per questo è così importante fare educazione, perché evidentemente questo messaggio non è arrivato al bersaglio, cioè ai pazienti con BPCO, asma ed enfisema, come dimostrano i risultati di un'indagine Doxa, presentata a Milano in occasione del convegno “Progetto aderenza del paziente alla terapia”. Il sondaggio, commissionato da SIAIC (Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica), AAITO (Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri) e SIMER (Società Italiana di Medicina Respiratoria) rivela che un paziente su 3 considera inefficaci e inadeguate le terapie per via inalatoria, ritenute invece dagli esperti il mezzo migliore per trattare queste patologie. E i risultati si vedono: la scarsa ‘fedeltà' alla terapia inalatoria fa aumentare del 20% il rischio di essere ricoverati in ospedale e raddoppia la spesa sanitaria. Così ogni anno, per le malattie croniche del respiro si spendono nel nostro Paese 14 miliardi di euro (5 miliardi per l'asma e 9 miliardi per la BPCO), in pratica un punto del PIL tricolore. “Pillole e iniezioni – commenta il professor Giorgio Walter Canonica, Direttore Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio dell'Università di Genova e Presidente eletto di Interasma – Global Asthma Association – sono erroneamente percepite dai pazienti come terapie più robuste ed efficaci, mentre invece è l'erogatore di farmaci inalatori lo strumento fondamentale di somministrazione delle cure per questo tipo di malattie. La scarsa utilità dell'erogatore è un preconcetto che deve essere superato perché si tratta invece di un efficace metodo di somministrazione dei farmaci che, se ben utilizzato, rappresenta il miglior sistema per controllare sintomi e malattia”. Eppure solo 1,7 milioni di pazienti (su un totale di 7 milioni) assume diligentemente le cure attraverso i device inalatori ogni giorno. Anche se poi, a ben vedere, l'80% dei pazienti li considera strumenti pratici da utilizzare e il 72% ritiene di essere in grado di utilizzarli senza fare errori. E questo grazie soprattutto alle ‘istruzioni per l'uso' ricevute dal medico. “L'educazione – sottolinea Francesco Blasi, Ordinario di Malattie Respiratorie dell'Università Statale di Milano e Presidente della European Respiratory Society (ERS) - è uno step fondamentale nel rapporto medico-paziente: se manca, la corretta assunzione della terapia può essere gravemente pregiudicata. Grande attenzione poi all'eventuale cambio di erogatore, in particolare nei pazienti anziani; il suo corretto uso deve essere spiegato con attenzione dal medico curante e un ruolo fondamentale in questo spetta al medico di famiglia. Molto delicata è anche la questione dell'educazione all'uso di questi farmaci nei pazienti asmatici in età adolescenziale; per loro l'imbarazzo di utilizzare lo spray, magari davanti agli amici o subito prima di affrontare un'attività sportiva, può giocare brutti scherzi. E' importante dunque dedicare tempo a questi giovani pazienti, per evitare che rimangano vittime della negazione della malattia e del rifiuto delle terapie ”. E inutile dire tuttavia che ogni terapia risulterà scarsamente efficace se non si parte con il piede giusto, cioè spegnendo la sigaretta. Il fumo è la causa del 90% dei casi di BPCO e può essere responsabile dello scatenamento di una crisi d'asma. Ma il fumo in gravidanza (o l'esposizione al fumo passivo dei bambini piccoli) espone al rischio di insorgenza d'asma. E ancora più pericoloso è il fumo di marijuana: in questo caso oltre ad inalare particelle e quanto deriva dai prodotti di combustione, si rischia di inalare anche funghi e batteri che, giunti nei polmoni, fanno il loro lavoro. Per quanto riguarda le sigarette elettroniche infine gli esperti sottolineano che non ci sono studi a prova della loro ‘innocenza' o che comprovino una loro reale utilità nello smettere di fumare; viceversa, c'è qualche dubbio che vederle usare, possa indurre i giovani ad avvicinarsi al fumo delle sigarette. Di quelle ‘vere'. (LAURA MONTI) *BPCO: è una condizione patologica caratterizzata da 3 malattie diverse, bronchite cronica, bronchiolite e l'enfisema, che possono coesistere o essere indipendenti tra loro. A soffrirne è il 5-6% della popolazione (ma sopra i 40 anni la prevalenza sale al 10% e dopo i 65 anni al 20%). E' caratterizzata da tosse, catarro e mancanza di respiro (quest'ultimo sintomo è un segno che la malattia sta diventando grave). Idealmente i pazienti andrebbero intercettati prima di arrivare alla mancanza di respiro, perché questo significa che la malattia è già in una fase avanzata. Il fumo di sigaretta è la causa fondamentale della BPCO, ma un ruolo importante è giocato anche dall'inquinamento indoor (ad esempio in India l'esposizione ai fumi e vapori delle cucine nelle case delle donne indiane è un'importante causa di BPCO) e da quello atmosferico. **Asma: ne soffre il 6% popolazione (ma la prevalenza è decisamente maggiore nell'adolescenza). E' una malattia infiammatoria cronica, caratterizzata dalla difficoltà al passaggio dell'aria nelle vie aeree (soprattutto in espirazione) e con un andamento altalenante, con picchi di esacerbazione alternati a periodi in cui il paziente sta abbastanza o proprio bene. L'asma ha una base genetica (le famiglie degli asmatici hanno altri casi all'interno della stessa famiglia), ma non è determinata da un gene unico, ma multipli. L'ambiente incide molto perché la gran parte degli asmatici è allergica; solo una piccola parte dei casi d'asma non è su base allergica e qui giocano un ruolo importante l'inquinamento dell'aria, il reflusso gastro-esofageo e le infezioni. Chi ne soffre ha una iperreattività bronchiale a stimoli che normalmente risultano innocui per la popolazione generale. Il fumo di sigaretta ha un effetto negativo sull'asma, come anche il fumo passivo nei bambini. L'inquinamento non è collegato all'insorgenza dell'asma ma è una causa di riacutizzazione di asma.

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