Sanita': emergenza assicurazioni, fabbisogno strutture supera 1,6 mln l'anno

Roma, 29 mar. (Adnkronos Salute) - Assicurazioni in fuga dagli ospedali del Balpaese. La 'febbre' del contenzioso e le denunce di malasanità fanno impennare il fabbisogno assicurativo delle strutture sanitarie italiane, che oggi supera il 1,6 miliardi di euro. Il dato è emerso dalla ricerca realizzata da Aiba (Associazione italiana dei brokers di assicurazioni e riassicurazioni) in partnership con il Dipartimento di scienze statistiche dell?Università Sapienza e presentata oggi a Roma nel corso del convegno annuale di Aiba 'Sanità pubblica e assicurazioni: la proposta dei Broker per la tutela del cittadino'. L?analisi è stata eseguita su un campione di 126 strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale (ripartite tra 32 aziende ospedaliere singole e 18 Asl, a cui affluiscono 94 strutture). E' stato quindi determinato il fair value (valore corretto) del premio puro, calcolato senza considerare i caricamenti: la spesa media annua che dovrebbero sostenere le aziende sanitarie del Sud per un'adeguata copertura assicurativa è di 1,7 milioni di euro, mentre al Nord il valore medio sale a 2,7 milioni di euro. Effettuando una proiezione sulle strutture sanitarie italiane censite dal ministero della Salute, la ricerca Aiba rileva dunque che lo Stato dovrebbe spendere 1,6 miliardi di euro l?anno per rispondere alle esigenze assicurative delle aziende sanitarie. "Si tratta di definire quale parte di rischio debba essere assicurabile per trovare un giusto equilibrio tra rischio ritenuto e rischio trasferito al settore assicurativo", spiegano gli autori della ricerca. "Il mercato assicurativo italiano - nota il presidente dell?Aiba, Francesco Paparella - non presenta un?ampia offerta di questa tipologia di coperture: da un lato per l?assenza di interlocutori professionali in grado di affrontare un rischio caratterizzato da bassa frequenza, ma di consistente portata economica; dall?altro per la carenza di un modello matematico di tariffazione fondato su principi metodologici pertinenti e robusti dal punto di vista dell?approccio statistico-attuariale". La soluzione proposta punta a determinare la parte di rischio che, per frequenza e costo medio, potrebbe essere finanziata mediante un contributo (fiscale o di altra natura) su base nazionale, costituendo un primo strato di competenza pubblica, gestito da un Fondo di solidarietà nazionale. Un secondo livello sarebbe lasciato alle compagnie di assicurazioni private operanti in concorrenza e senza vincoli di obbligatorietà. Il modello di gestione dei rischi suddiviso tra pubblico e privato "ha già mostrato le sue potenzialità nel settore delle coperture assicurative dei rischi agricoli, al punto da portare a una riduzione della quota gestita mediante intervento pubblico". Entro giugno 2012 la ricerca di Aiba diventerà una pubblicazione scientifica che sarà messa a disposizione delle Istituzioni per creare un Tavolo tecnico "dove i soggetti interessati (ministeri della Salute, dello Sviluppo Economico e dell?Economia, Consap, Isvap, Ania, Anra e Aiba) avranno gli strumenti adeguati e dati per poter individuare meccanismi virtuosi che riportino gli assicuratori a offrire le garanzie necessarie alle strutture sanitarie", dicono gli organizzatori dell'incontro. "Non è vero che mancano dati in questa materia. Ci sono diverse fonti informative sul problema del risk management delle aziende ospedaliere e della rischiosità della professione medica", sottolinea Paparella. La crescita esponenziale dei contenziosi e gli incrementi consistenti dei risarcimenti per i casi di medical malpractice hanno fatto esplodere i premi assicurativi di responsabilità civile a livelli non più sostenibili dalle aziende sanitarie. Sono "circa 34 mila l?anno le denunce dei cittadini nei confronti di medici delle aziende sanitarie per casi di malasanità", rileva l'Aiba. Le assicurazioni hanno progressivamente abbandonato il settore, considerato non redditizio, mandando deserte molte gare pubbliche e spingendo così le aziende ospedaliere verso società estere con licenza unica europea, "molto spesso prive del know-how sufficiente". E tende a diffondersi anche l?auto-assicurazione. Ma il presidente Aiba lancia l?allarme sui rischi finanziari: "Su sollecitazione delle Regioni alcune aziende ospedaliere hanno imboccato la strada dell?auto-assicurazione esponendosi a rischi finanziari di elevata entità, non prevedibili e paragonabili a quelli assunti da molti Enti locali stipulando con le banche contratti derivati che hanno sconvolto i bilanci di Comuni e Regioni". Secondo Aiba la formula dell?auto-assicurazione dovrebbe preoccupare cittadini e istituzioni "per le inevitabili ricadute sociali di lungo termine, tenuto conto dell?esposizione finanziaria a cui si sottopongono le amministrazioni pubbliche in assenza di una rete di protezione assicurativa. Il rischio sociale è evidente: sul lungo periodo i cittadini potrebbero non ottenere un tempestivo e congruo risarcimento del danno subito. Danni che peraltro sono in deciso aumento: i sinistri denunciati da Asl e medici sono cresciuti di quasi il 300% negli ultimi 15 anni", conclude Aiba.