Gaffe o malizia?

Sandro Bondi: "Berlusconi e Forza Italia, una storia che finisce male". La tremenda svista di Dagospia

Giulio Bucchi

"Questa storia è finita male, in questi anni non abbiamo costruito nulla di umanamente e politicamente solido e autentico, capace di resistere al declino di Silvio Berlusconi". Parola di Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, che a Salvatore Merlo del Foglio affida una "confessione" politica e umana spietata. Il mite Bondi, distrutto nello spirito per la sorte del Cavaliere, non risparmia nessuno. Il suo attacco a Forza Italia e al centrodestra è totale. Se la prende anche con i vari Alfano, Lupi e Quagliariello, i "traditori" che "senza Berlusconi non sarebbero stati niente, soltanto delle rape. Almeno Fini e Casini avevano il coraggio di affrontare il Dottore nel fulgore dei suoi anni migliori, oggi è facile... Ma si illudono, spariranno anche loro, spariremo tutti". La furbata di Dagospia - Una bomba, non c'è che dire. E infatti il pezzo viene ripreso da Dagospia e inizia a girare parecchio su web e social network. Le parole di Bondi suonano quanto mai attuali, certo, ma c'è un problema: il pezzo è datato 7 novembre 2013. Prima della rottura ufficiale tra Pdl e Nuovo Centrodestra, prima della legge di stabilità e della decadenza di Berlusconi da senatore. Perché allora Dago lo rilancia per ore come apertura, senza sottolineare la data dell'articolo o contestualizzarlo? Sarebbe bastato un "Bondi aveva già capito tutto 6 mesi fa" per evitare di far saltare sulla sedia molti lettori. E invece niente: una granata politica sparata in un sabato già piuttosto agitato in casa Forza Italia. Svista o malizia? Gaffe o malizia? - Non serve avere una memoria da archivista di quotidiani per scoprire che l'articolo, al di là delle tesi di Bondi, non è attuale. Perché i riferimenti alla decadenza di Berlusconi ("Ecco, se per il Dottore va bene, rispetterò il suo martirio. Ma io non ci sto"), alla legge di stabilità ("Non la voto, e se Berlusconi dovesse decadere andrò all'opposizione"), agli allora ministri Pdl nel governo Letta ("Una minoranza pronta ad accettare con una scrollata di spalle la decadenza dell'uomo cui devono tutti. Cosa sarebbero senza di lui? Forse nemmeno consiglieri comunali", attacca Bondi) sono frequentissimi. Temi appartenenti ormai all'archeologia politica del pre-Renzi. Non a caso, Dagospia rititola enfaticamente il pezzo "Fine di un'era". Che anche da quelle parti abbiano fretta di mandare il Cavaliere in soffitta?