Biennale di Venezia, il meglio dell'arte italiana scelto da Sgarbi
Con "l’arte non è cosa nostra" il celeberrimo Vittorio Sgarbi, critico ferrarese internazionalmente conosciuto, ha dato avvio all’ultimo capitolo della sua 54esima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia - Padiglione Italia, aprendo a Torino l’esposizione nei 12mila metri quadrati della Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni in Corso Massimo D’Azeglio, a coronamento del 150° dell’Unità d’Italia. Lo stesso Sgarbi ha definito l’evento come "la chiusura di un cerchio aperto". Con Torino, infatti, si conclude la prima parte di un virtuale censimento degli artisti iniziato da Sgarbi a Venezia, argomentato poi con le Biennali Regionali e che proseguirà ancora in prossimo futuro a partire da quest’evento conclusivo della biennale sgarbiana. Il numero degli artisti coinvolti alla kermesse torinese si attesta intorno ai 600, scelti personalmente da Sgarbi e dal suo coordinatore Giorgio Grasso. Tra le nobili presenze ecco lo scultore Giancarlo Marchese già docente di Scultura all’Accademia di Brera a Milano, il parmense Enrico Robusti con tre dipinti, Ugo La Pietra con formidabili teste di ceramica, Omar Ronda con l’opera Dal Giardino di Darwin, il torinese Enrico Colombotto Rosso con le sue drammatiche presenze figurali; infine la presenza di due tra i più autorevoli docenti d’arte dei nostri tempi attivi al Liceo di Brera di Milano, l’artista Pompeo Forgione con una scultura, e Marisa Settembrini che, appena tornata da una mostra museale a Berlino, qui fa vivere due grandi installazioni dal titolo La colonna di Borges (alta 3 metri) e Libertà (3 metri per 6). Al loro fianco anche alcuni nomi noti, non legati solo al mondo dell'arte, come Dario Ballantini, il comico di Striscia la Notizia, il musicista Andy già Bluvertigo, e il cantautore Ivan Cattaneo. Nella serata inaugurale avvenuta il 17 dicembre 2012 tre donne artiste, Cristina Donati Meyer, Annarita Gargiulo e Meg Belvedere, si sono inchiodate seminude su tre grandi croci in una sorta di happening. Sgarbi ha voluto "concedere agli artisti la dignità della propria esistenza". Questo il leitmotiv di Vittorio Sgarbi che, per la sua Biennale, ha scelto di dare spazio ad artisti di chiara fama, ovvero artisti che danno un’idea chiara dell’arte italiana nel mondo. Dunque, Torino e Venezia sono diventati con quest’edizione della 54esima Biennale d’Arte l'Oriente e l'Occidente dell'arte. Quest'edizione della Biennale è stata anche una rivoluzione contro le ipocrisie e contro il sistema, una vera e propria invettiva contro la casta dell’arte, perché Sgarbi, e qui bisogna dargliene atto, ha messo in piedi un catasto, un primo repertorio contemporaneo dell’arte italiana, "al di là delle mafie dei critici che si svegliano un mattino e ti segnalano un loro paladino". Per la Capitale dell’Arte Contemporanea, dunque, è stata riservata "il massimo delle iniziative", come ha affermato l'assessore alla Cultura di Torino, Maurizio Braccialarghe, parlando della Biennale portata a Torino, e che fino al 30 gennaio 2012 sarà visitabile gratuitamente dal pubblico. Iniziativa che, secondo il Coordinatore Generale Giorgio Grasso, ha portato la democrazia nel mondo dell’arte permettendo "a tutti di vedere tanto", e soprattutto di documentarsi, studiare il contemporaneo, studiare i rivoli e i fiumi creativi dell’arte, recepire i nuovi indirizzi, leggere i nuovi scenari del presente e del prossimo futuro. di Carlo Franza