Dan Brown in visita per Milano
Dan Brown, l'autore del Codice Da Vinci, mentre esploraMilano, pensa al suo prossimo romanzo. “Dal punto di vista dell'architettura edella cultura Milano sarebbe uno sfondo spettacolare per Langdon, ma è tuttoquello che posso dire - ha spiegato -. C'è molto da studiare ancora” e moltiposti interessanti al mondo, anche se negli ultimi romanzi a fare da filo rossoè Roma tanto che scherzando Brown parla di “storia d'amore”. Arte e architetturahanno sempre molta importanza nei suoi lavori e nell'ultimo anche la scienza.La sua speranza è che il libro stimoli i ragazzi a diventare “matematici,fisici e ingegneri”. Nella metropoli milanese lo scrittore americano èarrivato domenica, accolto dal suo editore italiano, Mondadori. Subito havisitato il Cenacolo che ha reso famoso con il suo romanzo più conosciuto elunedì sera è andato alla prima della Scala, motivo principale della suavisita. Nel foyer ha commentato che il Piermarini sarebbe un “ambiente perfetto”per un libro. E il suo segreto italiano: l’amore per la musica di Lucio Dalla. DanBrown svela i suoi segreti. E' una persona metoda: ogni giorno si alza alle quattro e scrive per 6-8 ore. “Tuttele mattine è una levataccia con l'incubo dello schermo bianco del computer - haraccontato nel suo primo incontro con la stampa italiana questa mattina allaTerrazza Martini -. Per ogni pagina scritta del Simbolo perduto ne ho gettatedieci”. Metà del suo tempo è dedicato alla scrittura, metà alla ricerca che fainsieme alla moglie, critica d'arte. Lui ha assicurato che “ogni esperimento scientifico nellibro è vero”. E ha detto che probabilmente dalle potenzialità della menteumana verranno le soluzioni anche al problema del clima di cui si parla alsummit di Copenaghen. Per ogni nuova invenzione però gli uomini hanno trovatoun uso distruttivo e quindi “è importante che la filosofia, l'etica si evolva piùvelocemente della tecnologia”. In fondo anche il suo Robert Langdon è noeticOperché è un antieroe che si batte solo “conl'arma del suo sapere”. E Brown è così convinto da aver fatto mettere nel suocontratto con Hollywood la clausola che nei film il professore non può “usarearti marziali o stendere qualcuno”. Abituatoalle polemiche, ha spiegato che “le controversie fanno bene. La più grande minacciaper la Chiesa è l'apatia”. E, quasi a giustificarsi del putiferio del Codice daVinci, ha aggiunto che “ci sono ottime cose che la Chiesa fa ma anche deirischi. Dire che un'organizzazione ha sempre ragione è sbagliato”. Dallepolemiche difende anche la sua visione della massoneria, protagonista delSimbolo perduto. “Viviamo in un mondo in cui la gente si uccide per qual è ladivinità corretta. So che in Italia avete un concetto della massoneria diversodagli Stati Uniti - ha spiegato lo scrittore -, ma i massoni accolgono personedi religioni e origini diverse e tutti si chiamano fratelli. Questa filosofia èbellissima”. Non abbastanza però per farne parte: “lì devi mantenere deisegreti - ha concluso - e a me piace svelarli”.