Il Duce fu agente segreto inglese
La notizia arriva dagli archivi di Londra. Mussolini, prima di diventare il Duce, è stato al soldo dei servizi segreti inglesi, che nel 1917 lo hanno pagato cento sterline a settimana. Era un agente britannico del MI5. Ai tempi Mussolini era un giornalista 34enne, ed era pagato da Sir Samuel Hoare, in deputato e uomo del MI5 a Roma che gestiva uno staff di cento agenti dei servizi britannici in Italia. La scoperta è dello storico di Cambridge Peter Martland, ed è stata pubblicata sul Guardian: lui ha trovato traccia degli accordi. “L’Italia –ha detto lo storico- ai tempi era il meno affidabile alleato dell’Inghilterra. Mussolini è stato pagato almeno per un anno per scrivere a favore della guerra. Cento sterline di allora equivalgono a 6000 delle attuali”. Martland sta studiando i documenti di Sir Hoare. La pace era “l’ultima cosa che voleva la Gran Bretagna- spiega lo storico- e gli scioperi a Milano stavano frenando il progetto inglese”. I contatti tra Duce e il servizio segreto inglese ripresero poi nel 1935, quando con il trattato Hoare-Laval l’Italia prese il controllo dell’Abissinia. Il patto fu talmente impopolare, in Patria, che Hoare fu costretto a dimettersi. Mussolini invece saltò la barricata, e nel 1940 divenne nemico degli ex alleati. La Mussolini: ridicolo- «Dopo settant'anni cercano ancora di metterlo in mezzo...». Così Alessandra Mussolini commenta le rivelazioni dello storico inglese Peter Martland, rilanciate dal quotidiano The Guardian, secondo il quale per circa un anno, dal 1917 in poi, il futuro capo del fascismo ricevette 100 sterline alla settimana dagli agenti segreti di sua maestà per frenare le spinte pacifiste in Italia dopo la disastrosa sconfitta di Caporetto. «Macchè rivelazioni: ora mio nonno è diventato pure un traditore. Ma fatemi il piacere... Dopo tutti questi anni - insiste lanipote Alessandra - ancora vogliono metterlo in mezzo. Una volta sono i matrimoni veri o presunti, un'altra volta sono le amanti inesistenti... E pensare che lui l'aveva previsto. Diceva "anche dopo cinquant'anni si continuerà a parlare di me"». «Aveva ragione - conclude Alessandra Mussolini - ma di anni ne sono passati settanta e ancora c'è chi vuole metterlo in mezzo».