Milano mette in mostra
Per un mese intero (dal 28 maggio al 28 giugno) la streetart haitiana sarà presente alla Triennale di Milano con la mostra benefica “FerForgé. Battito di Haiti”, pensata per far emergere la ‘vera’ anima creola e persalvare la vita di migliaia di bambini. L’idea nasce dalla sinergia tra NescaféStreet Art Project – contenitore culturale che da due anni riunisce i diversimovimenti di arte di strada ed avanguardie artistiche – e la N.P.H. Italia Onlus,fondazione da sempre impegnata nei progetti a sostegno dei bambini diHaiti. La mostra, curata da FrancescoPaolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano, si ponel’obiettivo di promuovere la cultura e la creatività del Paese ma anche disostenere un altro importante progetto che la Fondazione sta portandoavanti da alcuni anni. Si tratta della costruzione del “Francisville – Cittàdei Mestieri”, una scuola professionale per 500 studenti, che verrà dotata di piccolefabbriche, laboratori artigianali e di un’officina meccanica che consentirà didare un lavoro e insegnare un mestiere a centinaia di ragazzi che potrannoavviare poi la propria attività, produrre beni e servizi essenziali e generarerisorse per autofinanziare i progetti N.P.H. sull’isola. L’esposizione, che è stata inaugurata dalla splendida Martina Colombari (foto), si sviluppa in tre sezioni e rappresenta unvero e proprio percorso nel cuore pulsante di Haiti e della sua arte, a partiredalle coloratissime maschere realizzate per il Carnevale di Jacmel, un tempofamoso al pari di quello di Rio, e da una serie di sculture in cartapesta, checostituiscono una sorta di conferma dei caratteri che l'immaginario collettivodell'Occidente assegna della tradizione artistica delle Antille. Grandisculture di metallo ritagliato, battuto e inciso che richiamano angeli, sirene,figure ispirate al vudù, al fianco di giganteschi e coloratissimi alberi. Maanche belve feroci, caricature, demoni, realizzate con la tecnica dellacartapesta, per passare alle fotografie che ritraggono la realtà di un’isolache viene definita come “Inferno Haiti”, sopravvissuta a dittature crudeli e auna povertà per la quale è stata coniata la definizione di “Quarto Mondo”. Lacultura haitiana è caratterizzata dal riciclo. Materiali diversi, spesso i piùdisparati, sono riutilizzati per le necessità della vita quotidiana e peressere adoperati come materia prima per la creazione di opere d'arte.Tra questi il posto d'onore spettasenz'altro ai barili e ai bidoni di metallo di diversa misura che sonoreimpiegati per la scultura di metallo ritagliato, battuto e inciso che, apartire dal 1953, si è sviluppata nella cittadina di Croix-des-Bouquets, checostituisce oggi un quartiere della periferia suburbana settentrionale diPort-au-Prince. La seconda sezione è quindi quella dedicata alle oltre 40 operein fer forgé, che rappresentano il cuore del percorso espositivo, con sculturedi artisti riconosciuti a livello internazionale, come Serge Jolimeau. La terzasezione invece è stata immaginata come un momento di riflessione fotograficacapace di restituire al visitatore il contesto in cui prendono forma le opered'arte che sono in mostra: da una parte la scoperta, spesso sofferta, dellacondizione esistenziale dell'uomo e dell’infanzia haitiani, con le opere inbianco e nero di Stefano Guindani,conosciuto soprattutto per essere uno dei più quotati fotografi di moda, che adHaiti ha realizzato importanti e toccanti reportage, e dall'altra i paesaggiurbani di grande impatto, realizzati da Roberto Stephenson, celebre fotografoitalo-haitiano, che ha al suo attivo esposizioni in molti paesi del Mondo. L’ingressoè gratuito.