Aids, le vittorie degli ultimi anni e il futuro del virus
A Roma il convegno "Hiv epidemia globale": i risultati della ricerca e le prospettive della lotta alla malattia
Si è tenuto questa mattina, martedì 3 dicembre, alla Camera dei deputati in via della Mercede il convegno "Hiv epidemia globale: i prossimi anni", promosso dall'Osservatorio Sanità e Salute, in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids della scorsa domenica, con lo scopo di mettere a confronto istituzioni e mondo scientifico su tematiche fondamentali quali le cure e la prevenzione dell'hiv. Il confronto si è basato su due dati di partenza positivi: le cure per l'Aids che hanno diminuito sensibilmente i casi di morte rispetto agli scorsi anni e il primo vaccino contro l'hiv per neonati e bambini sperimentato all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Il presidente dell'Osservatorio Sanità e Salute, Cesare Cursi, ha evidenziato nel suo discorso introduttivo come "l'infezione da virus continua a diminuire grazie alle terapie antiretrovirali" e ha proposto il test hiv alle coppie, per prevenire oltre che curare il virus. Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Fabrizio Oleari, ha ricordato che "oggi, grazie all'uso di farmaci, possiamo parlare di epidemia globale, e non di pandemia". Sulla stessa linea il direttore dell'Ufficio V Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Maria Grazia Pompa, la quale vede "da una parte dati confortanti grazie alla tendenza di stabilizzazione per hiv e aids, anche se continuano ad esserci nuove infezioni fra coppie omosessuali e un evidente ritardo nella diagnosi". "Un terzo delle nuove infezioni arriva tardivamente allo scoperto - ha dichiarato la dottoressa Pompa. - Le terapie vanno iniziate tempestivamente affinché possano funzionare". Servono dunque Informazione e Prevenzione, facilitare l'accesso ai farmaci equivalenti (dove si ha un risparmio del 20/30 per cento circa) e facilitare l'accesso al test. Viene preso in considerazione nell'ambito del convegno, dunque, anche l'aspetto sociale della malattia: i sieropositivi non vanno discriminati sul lavoro e occorre che anche loro possano accedere alle assicurazioni sanitarie. Massimo Andreoni, professore di malattie infettive a Tor Vergata, afferma che "servono più farmaci per migliorare la mortalità. Il 90 per cento delle persone trattate in modo tempestivo ha un virus controllato e oggi la letalità è inferiore al 2 per cento". Ci sono farmaci che agiscono in punti diversi tra loro e il cocktail di farmaci diversi (3 farmaci in un'unica pasticca) inibisce il virus. È fondamentale l'individuazione della terapia e trattare i pazienti il prima possibile. La professoressa Antonella Monforte, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'ospedale San Paolo di Milano ha ricordato come il virus dell'hiv, soprattutto per le donne, ha un forte impatto sul benessere sociale e ha parlato del Win, Women Infectivology Network, il gruppo di lavoro promosso da Simit, Società Italiana di Malattie Infettive, una task force di 11 infettivologhe, ciascuna con le proprie competenze, insieme per sviluppare progetti di ricerca, educazionali, di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, ma anche per costruire un network integrato di prevenzione e assistenza per la donna, che tenga conto di tutte le fasi della vita di una donna: fertilità, maternità, menopausa e invecchiamento. Ha chiuso i lavori il dottor Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità, il quale ha parlato di una epidemia globale ma anche di un modello di salute globale per il futuro. "La terapia, se estesa, spegne l'infezione", ha detto. "È importante però che i farmaci arrivino nel cosiddetto sud del mondo, dove già sono state trattate circa 10 milioni di persone. L'obiettivo è di arrivare a 15 milioni, grazie ad una terapia che porta ad una aspettativa di vita quasi uguale alle persone non affette da virus, se trattate in tempo. Il Fondo Globale, di cui l'Italia è uno dei paesi fondatori durante il G8 del 2001 a Genova, ha portato in Africa i farmaci e ha contribuito grazie alle donazioni dei paesi di tutto il mondo a creare modelli di intervento per contrastare epidemie globali come l'aids".