Allo sbando

"Troppi escrementi, allarme tubercolosi": Roma, oltre allo schifo pure le malattie

Andrea Tempestini

Uccelli che sporcano senza pietà volando sul centro storico, e topi che infestano le strade a due passi da San Pietro. Maiali e cinghiali tra i rifiuti erano già presenti, non manca più nessuno: benvenuti allo zoo di Roma, la Capitale d’Italia che in quanto a fauna, non è seconda a nessuno. Peccato che, oltre che schifoso, il guano degli storni che da giorni ricopre il lungotevere, sia molto pericoloso e non soltanto per i motociclisti che vi scivolano sopra. «C’è un rischio Tbc», lancia l’allarme l’Aduc, l’associazione per i Diritti degli utenti e dei consumatori, che invita il Comune a procedere in fretta con le pulizie e a predisporre in tempo un piano anti pennuti per il prossimo anno. «Nelle feci degli storni, che ricoprono il manto stradale, può annidarsi il germe della tubercolosi», denuncia infatti il segretario Aduc, Primo Mastrantoni, biologo. «Non si intende qui fare delle generalizzazioni o gettare nel panico la gente, ma è opportuno sapere che in particolari condizioni atmosferiche, come è avvenuto a Roma in assenza di pioggia per due mesi, e senza una pulizia efficiente, si può presentare il rischio contagio». Secondo un dossier dell’Aduc, all’origine di tutto c’è il Mycobacterium tubercolosis avio, un ceppo parente del germe della tubercolosi umana, che è resistentissimo: essendo ricoperto da uno strato ceroso», lamentano i consumatori, «può rimanere mesi nelle feci che gli storni lasciano sulle strade e che, una volta seccati, vengono polverizzati, trasportati dal vento e respirati dall’uomo insieme al batterio». Un effetto aerosol per niente salutare. Il mycobacterium avio, infatti, può provocare la tubercolosi nell’uomo, specie in soggetti debilitati e nei bambini che sono a minore distanza dal suolo. La soluzione, incalza l’associazione, sarebbe quella di una frequente pulizia delle strade e di avviare operazioni di contenimento della presenza degli storni. «Lo scrivemmo nel 1998 al sindaco di Roma di quell’epoca, Francesco Rutelli», conclude Mastrantoni. «Sono passati ben 17 anni e tutto è come allora. Per un po’ gli storni se ne sono andati, poi però sono tornati più numerosi di prima». A complicare il quadro ddella Capitale c’è anche l’emergenza foglie: accumulate sui marciapiedi e bagnate dalla pioggia (come ieri) diventano una terribile pista di decollo per il pedone che ha la pessima idea di metterci i piedi sopra. Il problema è che oltre al fogliame, proprio vicino a San Pietro, ora è scattato pure l’allarme topi. Ricapitoliamo. Gli storni da mesi non mollano la Capitale e, attratti dai lampioni, hanno scelto la zona del lungotevere in prossimità del centro storico come loro dormitorio, con la conseguenza che scaricano di sotto senza pietà su auto, moto, pedoni, monumenti, e l’aria è infestata da un olezzo niente affatto rassicurante. C’è perfino il rischio contagio tbc. Poi, se ci spostiamo più in là verso il Vaticano, meta di pellegrini e fedeli da tutto il mondo, troviamo i topi a Castel Sant’Angelo. E qui la denuncia arriva da un’altra sigla di consumatori, Assotutela. Denuncia-video, per giunta, così tutti possono vedere l’invasione di ratti, a dozzine nei cassonetti davanti allo storico museo, nei pressi dei palazzi papali. Il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato, ha girato il filmino con l’avvocato Antonio Petrongolo e in collaborazione con i dipendenti Ama spaventati da un tale sfacelo. La paura, anche in questo caso, è quella di «contrarre malattie pericolose da topi indemoniati che alla vista non si sono dileguati ma difendevano il territorio». di Brunella Bolloli