Lavoro, Fornero: "Non vogliamo spaccare il Paese sull'articolo 18"
Roma, 30 mar. (Adnkronos/Ign) - "Spaccare il Paese sull'articolo 18 è l'ultima cosa che vogliamo fare". Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero dai microfoni di Radio Anch'io, rivelando che ''l'idea che ci sia così tensione sociale, così disperazione fino ad arrivare a gesti estremi mi crea angoscia". "Non sono senza cuore e mi stupisco quando veniamo dipinti come tali. Non sono un ministro insensibile", prosegue spiegando che "anche se appariamo freddi e tecnici ci mettiamo sensibilità" Il ministro torna quindi a difendere l'articolo 18: "Nessuno vuole dare alle imprese la licenza di licenziare. Il problema è di dare più facilità alle imprese nell'aggiustamento di mano d'opera per numeri piccoli, e non per numeri grandi, per ragioni che hanno a che vedere con l'andamento economico dell'impresa. Non abbiamo mai voluto alzare una polemica sull'art. 18 e abbiamo sempre guardato alla riforma nel suo insieme: lotta alla precarietà, ammortizzatori sociali, flessibilità in uscita". Rispondendo a una domanda sull'appello del capo dello Stato Giorgio Napolitano, Fornero ha poi sostenuto che la riforma del lavoro "si propone di contrastare la precarietà e quindi aiuta i giovani". Da qui la richiesta alle imprese di investire in forza lavoro: "Le imprese che galleggiano grazie al lavoro precario non sono utili alla crescita. Chiediamo agli imprenditori un cambiamento: investite sulla forza lavoro. Chi non lo farà galleggerà, ma non crescerà". Quanto all'"aumento dei costi per i lavori flessibili non scoraggeranno le imprese estere a venire in Italia e quelle nazionali ad investire". E a proposito delle trattative con le parti sociali, "abbiamo portato avanti, con i sindacati, sempre un dialogo sincero. Non abbiamo mai dato una impostazione ideologica alla discussione. Non abbiamo mai messo l'articolo 18 sotto un faro ideologico". Sulla riforma, ha ribadito Fornero, "abbiamo lavorato per tre mesi e abbiamo avuto tante ore per costruirla. Siamo arrivati a fine percorso in cui c'erano tutte le parti meno una, la Cgil, d'accodo con quanto scritto nel documento, inclusa la parte sulla flessibilità in uscita. C'era l'accordo di tutti salvo che della Cgil. Se poi si è cambiato idea governo non poteva metterlo in conto. Cambiare idea è legittimo ma non abbiamo costruito una riforma contro, ma per il consenso'', Il ministro ha poi ribadito il personale impegno a sanare entro il 30 giugno la posizione dei lavoratori cosiddetti esodati penalizzati dalla riforma delle pensioni. ''Dobbiamo trovare le risorse per una soluzione equa che consenta al più ampio numero di persone di questa categoria di poter accedere alla pensione secondo le regole precedenti", ha detto. Infine sul suo futuro dalla primavera 2013, data in cui il governo Monti dovrebbe lasciare, ha detto: "Tornerò volentieri all'università". "Se fosse prima di quella data sono assolutamente serena. Non lo decidiamo noi. Abbiamo una maggioranza, se decide diversamente....faccio questo lavoro con assoluta serenità", aggiunge ribadendo l'importanza ed il 'privilegio' di poter tornare a lavorare con i giovani all'Universittà. "E' un lavoro che mi viene bene e a cui dedico energia ed entusiasmo", conclude.