Ultimo tango a Parigi, il pm Amato lo censurò nel 1972: "Ma oggi non lo rifarei"

Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - ''Non mi sognerei di ripetere quel provvedimento, oggi non considererei quel film scandaloso. Se c'e' un concetto accolto nel sistema giuridico, che varia di epoca in epoca, e' il concetto di pudore: 40 anni fa 'Ultimo Tango a Parigi' era un film che poteva colpire. La lesione della norma mi sembrava esigesse quel provvedimento''. A 40 anni di distanza dall'uscita di 'Ultimo Tango a Parigi', il film capolavoro di Bernardo Bertolucci finto nella rete della censura nel 1972 per le esplicite scene di sesso, lo sottolinea all'Adnkronos Niccolo' Amato, all'epoca pm della procura di Roma. Amato ne ordino' il sequestro. L'accusa: esasperato pansessualismo fine a se stesso. Il film, di cui sono protagonisti Marlon Brando e Maria Schneider, provoco' un grande scandalo in Italia. ''Il concetto del pudore, per quanto riguarda la sfera sessuale, nel corso degli anni si e' evoluto in modo radicale: in compenso ci sono fatti osceni e scandalosi nella lesione di interessi pubblici e nel senso di decoro sociale che fanno impallidire quelle lontanissime offese al pudore -aggiunge- Alla luce degli scandali di oggi quelli di allora assumono un aspetto patetico''. Dopo la proiezione di alcune scene al festival di Venezia nell'estate del 1972, venne bocciato dalla commissione ministeriale. Il nulla osta fu concesso in cambio di otto secondi di tagli. Il film venne proiettato in versione integrale per la prima volta a ottobre del 1972 a New York. La prima europea si tenne a Parigi il 14 dicembre, mentre in Italia fu proiettato il giorno dopo al festival di Porretta Terme. Nel giro di pochi giorni il film usci' anche a Roma e a Milano e il 21 dicembre il pm Niccolo' Amato ne ordino' il sequestro con l'accusa di ''esasperato pansessualismo fine a se stesso''. All'epoca sia il film, che i provvedimenti per bloccarne la diffusione, suscitarono molte polemiche. ''Capisco anche le ragioni delle polemiche: quello che non si capiva allora e che a volte non si comprende oggi e' che il magistrato, o chi deve svolgere un servizio difficile, come e' quello di giudicare, si trova diviso tra esigenze diverse - continua - Ma il giudice non fa la legge, la applica''. Dal punto di vista estetico, secondo Amato il ''film era fatto bene e interpretato molto bene. Immagino che non ci fosse neppure un'intenzione di fare scandalo, ma che la forzatura fosse dettata dall'ispirazione artistica''.