Marò, colloquio tra Monti e Singh. ''La giurisdizione è solo italiana''

Roma, 7 mar. (Adnkronos) - L'incidente che ha coinvolto i due marò, impegnati in "una legittima missione internazionale di contrasto alla pirateria", è accaduto in acque internazionali, quindi la giurisdizione è "solo italiana" e l'atteggiamento dell'India potrebbe creare "un pericoloso precedente". Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Monti, nel corso di una telefonata al primo ministro della Repubblica dell'India, Manmohan Singh. "Su sua iniziativa, il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha avuto oggi - riferisce una nota di Palazzo Chigi - un lungo colloquio telefonico con il primo ministro della Repubblica dell'India, Manmohan Singh. Nel ribadire al premier indiano la massima attenzione e preoccupazione con cui il governo segue le vicende dei marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, il presidente del Consiglio ha ricordato che il presunto incidente - le cui dinamiche sono ancora tutte da accertare - è avvenuto in acque internazionali e che la giurisdizione sul caso è, di conseguenza, solo italiana". "Nel sottolineare che i due militari erano impegnati in una legittima missione internazionale di contrasto alla pirateria, il presidente del Consiglio - prosegue la nota - ha ribadito con forza la ferma aspettativa del governo per un trattamento dei due marò che rifletta pienamente il loro status. Ogni atteggiamento da parte indiana non pienamente in linea con il diritto internazionale, ha poi sottolineato il presidente Monti, rischierebbe di creare un pericoloso precedente in materia di missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria - missioni in cui sono impegnati anche militari indiani - mettendone a repentaglio l'efficacia e le capacità operative". "Il presidente Singh - conclude il comunicato di Palazzo Chigi - ha condiviso le preoccupazioni del presidente Monti volte ad evitare che si creino tensioni tra India ed Italia e che la vicenda rechi pregiudizio alla collaborazione tra i due Paesi e alle missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria. Ha assicurato che presterà la massima attenzione alle richieste del presidente Monti, a cominciare da quella sul trasferimento dei due marò dalla prigione ad altro luogo di custodia adeguato allo status dei due militari. Il presidente del Consiglio ed il premier Singh hanno espresso, infine, l'intenzione di rimanere in stretto contatto sino alla soluzione della vicenda". Allo stesso tempo, però, Nuova Delhi fa sapere - tramite alte fonti governative indiane, citate dall'agenzia stampa Pti e riprese dalla stampa locale - che "la legge indiana è applicabile" alla vicenda in questione perché "i Nuclei militari di protezione non godono di immunità globale sulla base della legge internazionale". Da parte sua, il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha rimarcato "l'esigenza di affermare sul piano internazionale il principio dell'immunità dei peace keeper che operano nel quadro delle risoluzioni dell'Onu". A proposito di questa vicenda, Marco De Paolis, procuratore militare della Repubblica di Roma, ospite di 'Una domanda a...' sul sito Ign/Adnkronos, ha spiegato che ''il fatto è avvenuto in acque internazionali e nel corso di una missione internazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite per un servizio di tutela dei traffici commerciali contro la pirateria. Non ci sono dubbi sul fatto che la giurisdizione in questi casi sia del Paese cui appartengono le persone coinvolte. In questo caso l'Italia, perché sono accusati militari italiani''. Quanto ai possibili sviluppi della situazione, il capo della procura militare di Roma ha sottolineato che ''anche l'India vanta delle ragioni perché ci sono delle vittime di nazionalità indiana. Il problema è capire anzitutto se gli episodi siano gli stessi''. ''Credo che per come si sono avviate le cose, il nodo si potrà sciogliere quasi esclusivamente per via diplomatica. I governi italiano e indiano - ha consluso De Paolis - dovranno trovare una soluzione amichevole, naturalmente in linea con il diritto internazionale''. Nel frattempo si muove anche l'Ue. "Su richiesta dell'Italia abbiamo avviato i contatti per contribuire ad una soluzione soddisfacente il prima possibile", ha detto la portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton. In ogni caso Bruxelles, ha ribadito Maja Kocijancic, "ha seguito la questione sin dall'inizio molto da vicino", in particolare attraverso la delegazione Ue di Nuova Delhi, ed è stata "continuamente in contatto con la diplomazia italiana", ma "l'Italia ha la responsabilità" del caso "e all'inizio non aveva chiesto la nostra assistenza, mentre ora sì".