Cassazione: 'parassita' ad un politico, lecito a patto che venga motivato
Roma, 28 dic. (Adnkronos) - Si puo' dare del 'parassita' ad un politico, a patto che l'espressione "rientri in un percorso argomentativo e come corollario di un ragionamento". A sdoganare, a precise condizioni, l'iperbole, e' la Cassazione che, riconoscendo che "un uomo politico e' piu' esposto del comune cittadino alle critiche e ai giudizi dell'opinione pubblica in ragione del mandato rappresentativo che ha ricevuto e della necessita' di rendere conto del suo operato", spiega che e' possibile "giustificare come espressione di 'folclore giornalistico' l'attribuzione del termine 'parassita' a uomini politici". L'importante, per non offendere la reputazione dei diretti interessati, e' che l'espressione iperbolica venga motivata con una serie di ragionamenti. Nel caso in questione, la Quinta sezione penale ha ritenuto che l'espressione incriminata non ha rispettato i termini che consentirebbero la tolleranza e cosi', al di la' dell'intervenuta prescrizione del reato di diffamazione, e' stata ribadita la responsabilita' ai fini risarcitori di Pasquale C. colpevole di avere offeso la reputazione dei parlamentari, Gennaro Coronella e Mario Landolfi, definiti parassiti sulla 'Gazzetta di Caserta' in quanto ritenuti responsabili del degrado sociale e della mancanza di lavoro nella provincia di Caserta. (segue)